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Bike Transalp 2010 - Stage #2

19/7/2010

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Ischgl, Domenica 18 Luglio 2010

Se le salite lunghe si patiscono e quelle ripide fanno soffrire, quelle sia lunghe che ripide possono mettere decisamente ko: è il caso del Venetalm, un salitone eterno appena fuori Imst, solo il primo di una lunga serie qui alla Transalp.

Io e Alessandro lo imbocchiamo nel cuore delle retrovie, quando i primi del gruppo sono già piccini piccini sui tornanti lassù in alto: da quota 700 ci ritroveremo, dopo quasi due ore e nove durissimi chilometri nelle gambe, ai 2000 metri dell'Alpe Veneta, uno dei luoghi più suggestivi e panoramici del Tirolo occidentale. Di ciò, tuttavia, in pochi sembrano curarsene: le facce attorno a noi (e probabilmente anche le nostre) sono infatti stravolte dalla fatica e dallo sforzo, cianotiche e paonazze, con più di qualche biker disteso tramortito tra l'erba. Un simpatico biker tedesco riesce comunque a vivacizzare la situazione doppiando la cima urlante a braccia alzate tra gli incitamenti del suo compagno, conquistando le simpatie e i sorrisi di tutti rendendo così il luogo e il momento meno drammatico.

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Bike Transalp 2010 - Stage #02
Nel successivo discesone facile e veloce emergono a pieno titolo le caratteristiche del Transalper comune: per riuscire a raggiungere l'agognato Lago di Garda servono prima di tutto intelligenza e lucidità. Che significa non prendersi nessun rischio inutile, soprattutto in discesa dove - qui come sul Marienbergjoch ieri - la Transalp dei comuni mortali diventa un'ordinata fila indiana che perde quota senza che si verifichi una caduta o addirittura un sorpasso.

Raggiungiamo così, uno dietro l'altro, il fondovalle della Pitztal: da Wenns inizia la scalata al Pillerhohe. Sulle facili pendenze asfaltate facciamo l'ennesima conoscenza, questa volta con i biker pordenonesi del Team Cellina Bike. Gianni ci racconta che per lui sarà una giornata difficile, sofferente com'è di un mal di gola che neanche lo staff medico della Transalp ha saputo contenere al meglio. Li perdiamo di vista al ristoro in vista del GPM: proseguiamo allora in discesa, sempre in rigorosa fila indiana, fino a Fliess da  dove hanno inizio i primi trails che i teutonici tanto amano. Questo che ci si  para davanti sembra molto agevole, ma quando all'orizzonte compare la sagoma del  castello di Landeck, la città del Loden, le cose si complicano.

Il sentiero scende ripido tra sassi bagnati, fango e radici con la scarpata lì a pochi centimetri pronta a inghiottire i meno ligi alle regole 'intelligenza e lucidità'. Regole che non sembra seguire l'immancabile 'fenomeno' che vuole a tutti i costi affrontare in bici un passaggio particolarmente difficile, con il risultato di volare - sembra comunque senza danni - a pelle di leone sulle rocce sottostanti; oltre al danno la beffa: il tutto viene impietosamente immortalato dalla telecamera della TV posta su una moto dell'organizzazione.

Attraversata la graziosa cittadina di Landeck si può attaccare l'ultima salita, Almstuberl, che sembra la fotocopia della scalata al Pillerhohe: stesso fondo (asfalto), stessi chilometri (dieci), stesso dislivello (circa 550 metri).  Qui le energie arrivano purtroppo alla fine: stanchezza, sonno e vista annebbiata sopraggiungono improvvise. Una crisi di quelle che non sai più né come ti chiami, né dove sei, né che stai facendo. A un certo punto mi ritrovo a parlare (in tedesco!) di non neanche cosa con un austriaco finito tanto quanto me. Per fortuna però il ristoro arriva in mio soccorso: ingurgitata ogni tipologia di poltiglia energizzante a disposizione, ecco che tornano le forze.

Finalmente riesco a tenere il passo di Alessandro e con lui mi butto a capofitto in discesa. A capofitto? Magari! L'ennesimo trail scovato da Uli Stanciu è l'ennesimo budello fangoso e sconnesso dove si fa fatica a scendere anche a piedi. E da buon italiano non mi faccio mancare la ricerca del classico 'taglio' per guadagnare presunti preziosi secondi, con il risultato di ritrovarmi abbracciato a un pino con la bici in fondo alla scarpata. Questa volta è andata bene, per il futuro... 'intelligenza e lucidità'. La discesa comunque fa i suoi danni: a saltare è un raggio della ruota posteriore di Alessandro, riparato in tempo zero subito dopo la linea del traguardo dal gentilissimo meccanico del Team Bulls.

Dopo sessanta chilometri e quasi tremila metri di dislivello la tappa non è però ancora conclusa: la Paznauntal sembra essere l'unica valle austriaca sprovvista di pista ciclabile e pertanto a Ischgl ci si arriva con chilometri di single track e sentieri in puro stile cross country; saliscendi veloci ed entusiasmanti che, se affrontati dopo oltre cinque ore di gara, hanno comunque un altro sapore.

Alla fine al traguardo ci arriviamo in poco meno di sei ore, guadagnando qualche posizione in classifica di cui comunque ce ne facciamo poco.  Ad aspettarci, ora, c'è il rito della Transalp-life: doccia, lavaggio e controllo bici, lavaggio indumenti, spuntino, pasta party sono le classiche incombenze che aspettano quasi tutti i Transalper ogni giorno, dopo aver pedalato per ore nel cuore delle Alpi, rubando tempo prezioso al quanto mai fondamentale recupero post-gara. Per fortuna noi abbiamo il mai domo Federico che pensa a farci trovare al nostro arrivo un piatto di pasta, una doccia calda,  un aiuto per ogni necessità si dovesse presentare: se mai arriveremo a Riva del  Garda, gran parte del merito sarà anche suo.

Nel frattempo pensiamo al domani. Dopo due giorni di boschi e vallate austriache approderemo in terra elvetica: ad aspettarci sarà il gruppo del Silvretta e sull'Idjoch, salitone indigesto a quota 2700 metri, sarà finalmente montagna vera.

Stefano De Marchi - www.solobike.it
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Bike Transalp 2010 - Stage #1

17/7/2010

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Imst, Sabato 17 Luglio 2010

E la prima è andata! Seppure fosse una tra le più semplici, la tappa di Imst ha segnato a tutti gli effetti l'inizio dell'avventura: una frazione tutto sommato agevole, molto scorrevole e veloce, che ha dato modo un po' a tutti di scaldare le gambe in vista delle fatiche ben più grandi che verranno.

Lasciamo Füssen percorrendo le caratteristiche vie della città, ornate a festa e affollate di spettatori fino all'inverosimile, dirigendoci verso la frontiera con l'Austria: pochi chilometri e il confine è varcato, non prima però dell'immancabile 'giro turistico' tra i castelli di Hohenschwangau e Neuschwanstein. In territorio austriaco veniamo poi subito accolti dalle ciclabili della Lechtal ripercorrendo quella che secoli fa fu la Claudia Augusta, via romana commerciale tra Venezia e le province del nord. Nei pressi di Reutte, il primo centro abitato di una certa importanza, attraversiamo anche la scenografica strettoia di Klause, ex valico di frontiera presidiato da una fortezza oggi diroccata.

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Bike Transalp 2010 - Stage #01
  Nel frattempo, nel saliscendi continuo della prima parte di tappa, io e Alessandro iniziamo a prendere confidenza con alcuni dei nostri 'avversari' (anche se mai termine fu più inadeguato): ci sono le graziose Olandesine, la coppia lussemburghese subito ribattezzata 'fratelli Schleck', le bellissime norvegesi e 'il pazzo'. Quest'ultimo, in particolare, merita un accenno: è un ragazzo americano bardato in stile freeride che, se su ogni salita - anche la più facile - non esita a innestare il rampichino, in discesa si rende protagonista di numeri ed evoluzioni degne dei migliori discesisti.
 
A Lermoos, ai piedi del versante austriaco dello Zugspitze, notiamo con orrore gli imponenti tralicci della Tiroler Zugspitzebahn, uno dei tantissimi impianti di risalita che squarciano la montagna più alta di Germania: con quest'immagine
sullo sfondo raggiungiamo il ristoro (voto 5, ci si poteva aspettare di più) e approcciamo, attraversando un bellissimo lariceto, la temuta ascesa del Marienbergjoch. 

La salita si rivela per metà abbastanza pedalabile ma nel finale, quando lo sterrato si impenna sotto le ruote fin oltre il 30%, non si può far altro che scendere e procedere a piedi: l'arrampicata finale del Marienbergjoch diventa così un'interminabile colonna di bikers, per di più sferzata dal freddo vento che per chilometri, a fondo valle, aveva sospinto e aiutato l'incedere degli atleti.
 
Dalla vetta all'arrivo sembra tutto facile: discesa veloce e sentieri di fondovalle senza difficoltà. Tuttavia, a tre chilometri dal traguardo, inizia a piovere: niente di più che un classico temporale, utile comunque a infradiciare chi, come noi, è ancora lungo il percorso. Tagliamo il traguardo in posizione anonima in meno di quattro ore e mezza, comunque mezz'ora meno del previsto. Nella breve sosta al ristoro incontriamo Michele e Alberto del Team Val Comelico con i quali abbiamo fatto amicizia ieri sera: insieme raggiungiamo l'area camper, a dir la verità parecchio distante dal centro logistico dell'evento, e possiamo finalmente dedicarci alle operazioni post-gara (doccia, lavaggio bici e indumenti, set-up bici per domani) e poi finalmente al meritato relax. Ci avevano consigliato una visita alla Rosengartenschlucht e la grotta blu ('Blaue Grotte'), una delle gole più belle dell'Austria che ha inizio proprio in centro a Imst, ma le tre ore dell'escursione preferiamo dedicarle ad altro. Come magari una bella dormita.

Anche perché nel frattempo quel cielo che per tutto il giorno è stato velato dalle nubi, adesso rovescia su Imst una pioggia continua e incessante: speriamo che domani il tempo possa essere clemente. Se così non fosse, il tentativo riuscire a concludere la seconda tappa - una tra le più dure di tutta la corsa - potrebbe trasformarsi in una vera e propria impresa.

Stefano De Marchi - www.solobike.it
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Bike Transalp 2010 - Preview

16/7/2010

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Füssen, Venerdi 16 Luglio 2010

Cosa spinge un semplice appassionato a prendere parte alla corsa a tappe più prestigiosa, più dura e temuta al mondo? Me lo chiedo anch'io mentre qui, a Füssen, sono in corso le operazioni di 'check-in'.

Tutto inizia in una piovosa domenica di Dicembre, di quelle fredde ed uggiose che ti convincono - almeno per una volta - a non uscire in bici per la classica sgambata mattutina. Navigando qua e là in internet, scopro che a mezzogiorno avrebbero aperto le iscrizioni alla Transalp: tento la fortuna, senza tante pretese né aspettative, e qualche giorno dopo ricevo un'e-mail. 'Congratulation, you're in!'. Tra migliaia di richieste, la mia è una tra le centro più veloci che hanno diritto all'iscrizione immediata; per tutti gli altri ci sarà una lotteria a sorteggio qualche settimana più tardi.

Non fatico a trovare il compagno d'avventura: con Alessandro quello della Transalp è un sogno che coltiviamo da tempo, anche se adesso passare dalle parole ai fatti non sarà per nulla facile. A partire da quel giorno è stato tutto un susseguirsi di allenamenti e organizzazione, studio del percorso e preparativi: organizzare una settimana alla Transalp non è infatti per nulla semplice. Il viaggio: in auto, treno o autobus? Dormire: in albergo, in camper o nel Camp ufficiale? Il supporto: con qualcuno al seguito o in totale autosufficienza?

Oggi, grazie al concreto interessamento di Pedali di Marca, possiamo contare sull'appoggio logistico di un camper condotto dal generosissimo Federico, amico ed appassionato a nostra disposizione per l'intera settimana. Non possiamo poi non ringraziare le nostre squadre, il Team Performance e il Team New Downhill, per la fiducia accordataci, i mitici Fratelli Scavezzon per averci messo in sesto le biciclette, Computer Discount per averci fornito la dotazione informatica utile a scrivere questi report.

Torniamo a oggi, torniamo a Füssen: in mezzo a biker di ogni parte del mondo ci si sente un po' spaesati ma fortemente emozionati di vivere da protagonisti un evento mondiale. L'organizzazione non è però proprio eccezionale come ci si potrebbe aspettare (le segnalazioni e i tempi d'attesa per numeri e pacchi gara lasciano un po' a desiderare) ma, anzi, questa Transalp dà l'impressione di essere una gigantesca macchina da soldi: non bastano i 625€ (a testa) sborsati già a Gennaio, adesso ci si deve pure pagare l'area camper (100€), la cauzione per il noleggio chip (50€), l'eventuale colazione, l'eventuale sessione di massaggi, l'eventuale posto letto nel Transalp-Camp, l'eventuale traccia GPS ufficiale, l'eventuale ritorno finale a Füssen in autobus.

Io e Alessandro usciamo dall'ufficio di gara con il classico borsone griffato Transalp pieno di volantini e qualche integratore dai quali spuntano anche una maglia intima e un cappellino. Dopo l'ennesima coda per ritirare il pass all'area camper ci si può finalmente godere Füssen: una cittadina pittoresca e colorata, ordinata e precisa immersa nello straordinario 'Königswinkel, uno dei paesaggi bavaresi più suggestivi: tra alte montagne e le prealpi collinari, fiumi e laghi, svettano decine e decine di manieri, palazzi e castelli fatti costruire da principi e sovrani di tutte le epoche affascinati dalla bellezza dell'Allgau meridionale. Due castelli, su tutti, hanno fatto la fortuna di Füssen: l'Hohenschwangau e il Neuschwanstein, fatti costruire dal re bavarese Ludwig II a fine ottocento: il secondo, in particolare, è il celebre 'Castello delle Fiabe' visitato annualmente da milioni di persone. Noi ci siamo accontentati di vederlo arrivando in camper ma domani, durante la prima tappa, sembra che passeremo presso l'Hohenschwangau.

Il pomeriggio scorre intanto frenetico qui a Füssen: le cose da fare e preparare sono tante, e il caldo afoso di certo non aiuta. Stasera ci sarà la cena offerta dalla città e il classico briefing quotidiano: direttamente dagli organizzatori tutti gli iscritti riceveranno indicazioni e consigli su come affrontare al meglio la prima tappa fino a Imst.

Domani si parte, e quella che si andrà ad intraprendere non sarà solamente una semplice gara a tappe o un evento mondiale. La Transalp racchiude in sé un'avventura estrema ed elettrizzante, un sogno, forse un incubo, di certo una vera e propria pazzia: attraversare le Alpi in mountain bike.

Stefano De Marchi - www.solobike.it
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