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National Park Bike Marathon 2011 - Scuol [SUI]

27/8/2011

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Svegliarsi con la pioggia che batte alle finestre non è di certo il modo migliore per cominciare la giornata. Lo è ancor meno se la giornata è quella della National Park Bike Marathon.

In quel di Scuol, principale centro della Bassa Engadina e non lontano dal confine italiano, tutto era pronto per il decennale della celebre marathon attorno al Parco Nazionale Svizzero, attraverso i centoquaranta chilometri e quattromila metri di dislivello del “Vallader”, uno dei percorsi più affascinanti del panorama europeo individuato anche da un apposito segnavia permanente (il 444). Il meteo però c’ha messo lo zampino, e proprio sul finire di un torrido agosto ha regalato a biker e organizzatori una giornata tardo-autunnale.

Andiamo però con ordine: l’evento nasce nel 2002 e fin da subito si distingue per l’incantevole ambientazione in cui si svolge: un ambiente d’alta montagna, tra valli isolate e disabitate, toccando alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intero arco Alpino e lambendo più e più volte il Parco Nazionale. Il parco, fondato nel 1914, fu il primo esempio in Europa di riserva naturale protetta:  da allora al suo interno è bandita ogni attività umana, permettendo alla natura di evolversi liberamente conferendo a questo paesaggio un carattere unico.

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Un’altra peculiarità della National Park Bike marathon è la distribuzione dei tre percorsi più corti: non partono da Scuol, bensì da altrettante località posizionate lungo il tracciato “Vallader” ripercorrendone così la parte finale. Da Fuldera, in Val Müstair, ha inizio lo “Jauer” (104km./2870m.), da Livigno il “Livignasco” (71km./1750m.) e da S-chanf, in Engadina, il “Puter” (47km./840m.). Nelle stesse località sono posti i punti di “cambio” della staffetta, una gara-nella-gara riservata a team di quattro frazionisti, mentre sul percorso più corto viene stilata la classifica “Gross und Klein” per coppie formate da un adulto e un ragazzo di massimo 16 anni.

Tutte le operazioni pre-gara si sono svolte in maniera rapida e ordinata all’interno dello stadio del ghiaccio, sede logistica dell’evento; nel costo di iscrizione (da 46 a 73 euro a seconda del percorso scelto) erano compresi anche l’eventuale trasporto al punto di partenza con bus e treno, e il pacco gara composto da uno zaino tecnico e un asciugamano in microfibra, entrambi personalizzati con il logo dell’evento. Il pasta party era a pagamento, sia al venerdì sera che nel dopo gara, ma la mattina della gara (a partire dalle ore quattro) un’abbondante e sostanziosa colazione attendeva tutti gli iscritti prima del via. Era disponibile anche un bike-park sorvegliato per la notte precedente la gara.

Alle ore 7.15 di sabato mattina, sotto un cielo coperto ma con diversi sprazzi d’azzurro, ha inizio l’avventura. La prima salita fino al Passo Costainas è lunga ma facile, risalendo per oltre venti chilometri la Val S-Charl e toccando a metà strada l'ameno omonimo paesetto: un luogo fuori dal tempo che appare di colpo sulla via per il Costainas, con le case in legno e le stalle affacciate sulla piazzetta, e pure qualche animale da cortile che scorazza libero per la piazza. I pochi abitanti sono tutti in strada ad applaudire e suonare campanacci, incuranti delle prima gocce di pioggia e del fortissimo vento contrario.
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Allo scollinamento, posto a quota 2251m., la gioia del bellissimo single track sommitale viene perentoriamente azzerata dalla visione della Val Müstair, immersa nelle nubi dense e scure di pioggia che accompagnerà la discesa e il successivo fondovalle. A Fuldera l’assistenza meccanica è presa letteralmente d’assalto da richieste di olio sulla catena, mentre già si segnalano le prime defezioni di atleti tremanti e  infreddoliti.

La situazione sembra migliorare all’imbocco della lunga, monotona e logorante scalata al Doss Radond, ma da metà salita è ancora tempo di acqua e vento. A quota duemila gli alberi scompaiono, privando i biker della loro provvidenziale protezione, e fino alla vetta sarà una lotta contro gli elementi avanzando a velocità ridicole, venendo sballonzolati continuamente qua e là da folate gelide e improvvise. Al ristoro del GPM (2234m.) un improbabile e imbevibile brodo caldo è l’unica fonte di calore prima della spettacolare Val Mora.

Con il bel tempo sarebbe un larga, veloce e scorrevole discesa in un continuo susseguirsi di montagne scoscese, prati sconfinati, torrenti impetuosi e pareti di roccia verticali. Ma in queste condizioni la valle si trasforma nello spettrale scenario dove a farla da padrone sono ancora una volta il vento, che infuria ora con raffiche laterali brusche e violente, e la pioggia, che cade quasi orizzontale. D’improvviso tutto si quieta, giusto all’imbocco della famoso e splendido single track nella gola: un sentiero rubato alla montagna, compatto e veloce, tutto da guidare, a picco sul torrente che scorre qualche decine di metri più sotto. Ogni errore qui si paga caro, e non a caso all’inizio del trail almeno una decina di soccorritori sono pronti per ogni evenienza.
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La fine del sentiero e il Lago di San Giacomo sanciscono l’ingresso in Italia: ha inizio la terza asperità. L’Alpisella è una salita di soli trecento metri di dislivello ma interminabile: dopo la prima parte nel bosco la strada prosegue sinuosa lungo la valle a medie pendenze, dando più volte l’impressione di scollinare salvo poi tornare a salire inesorabile, il tutto per cinque eterni chilometri.

E’ in questa fase che la situazione precipita: verso mezzogiorno la temperatura crolla d’improvviso, passando dagli 8-10° della prima parte di gara ai 2-3°, e la pioggia si fa mista a neve. La picchiata su Livigno, flagellata ancora una volta dalla pioggia e dal vento, si trasforma in un’agonia, con mani e piedi che congelano rapidamente e con il baratro a bordo strada che fa ancora più paura.
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Il lago di Livigno sembra un mare in tempesta, solcato dalle onde e spazzato dalle raffiche e dagli scrosci. Il pensiero subito corre al da farsi: trovare un posto caldo dove fermarsi, asciugarsi e cambiarsi con gli indumenti invernali provvidenzialmente portati nello zaino, per poi ripartire verso i 2700 metri del Chaschauna.

Il primo edificio che appare è la Latteria di Livigno: una distesa di biciclette abbandonate sul prato, i vetri delle finestre appannati, e una processione di biker che entrano nei locali della latteria. Nessuno invece esce. Una volta all’interno, arriva la notizia che tutti aspettavano.

Gara sospesa. Fine dei giochi. Game Over.
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Al Passo Chaschauna il termometro segna diversi gradi sotto lo zero e già diversi centimetri di neve coprono il suolo, mentre la tempesta che si sta scatenando su Livigno è solo quel che resta della ben più grande bufera che ha portato scompiglio sul versante svizzero.

Lungo tutto il percorso, da Fuldera a Livigno, da S-Chanf a Zernez, non si contano i casi di ipotermia, con bikers tremanti e intirizziti dal freddo assistiti dalle squadre di soccorso. Nella latteria di Livigno viene allestito un punto di primo soccorso per i casi più gravi, mentre fuori sono già pronti i pullman per il rientro a Scuol.

Non resta allora che concludere l’avventura comodamente seduti sul bus che riporterà al punto di partenza; alle biciclette, posteggiare in un garage piantonato dai vigili urbani, ci penserà l’organizzazione che le riconsegnerà a Scuol in serata.

Nel tardo pomeriggio, mentre il sole torna a splendere sulla Bassa Engadina, è tempo di capire meglio che cosa è successo.
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Le gare sui due percorsi più corti si sono svolte regolarmente, seppure in condizioni meteo difficoltose con pioggia, neve e grandine che hanno costretto moltissimi bikers a ritirarsi: i concorrenti del percorso “Livignasco” di 71km. hanno superato il Passo Chaschauna prima che il meteo peggiorasse, mentre il percorso di 47km. che si svolgeva completamente lungo il fondo valle non superava mai i 1700 metri.

Nel percorso di 104km. solo in diciotto hanno svalicato il Passo Chaschauna e in quindici hanno completato la gara, mentre il resto dei partecipanti sono stati fermati a Livigno o al rifugio nei pressi del valico.

La prova sul percorso “Vallader”, valida quale Campionato Nazionale Svizzero, è stata invece interrotta al termine della discesa dal Passo Chaschauna dopo il transito dei primi atleti: in quindici sono giunti fino a S-Chanf, con Urs Huber che diventava il nuovo campione elvetico. Tutti gli altri sono stati dirottati su alcuni punti d’appoggio lungo la salita e discesa del Chaschauna, o fermati direttamente a Livigno dove si è conclusa anche la prova femminile, vinta da Milena Landtwing.

La macchina organizzativa è senz’altro da elogiare per la perfezione e la tempestività con cui è stata gestita l’emergenza, dai primi soccorsi al coordinamento dei rientri fino alla restituzione delle biciclette abbandonate un po’ ovunque nei paesi toccati dalla gara. Esemplare poi il servizio fornito dai numerosissimi volontari, sempre disponibili e cordiali fino a sera sebbene in piedi già dalla colazione alle quattro del mattino.

Per questi motivi la decima edizione della National Park Bike Marathon si merita una promozione con lode: oltre a un percorso tra i più belli in assoluto e non eccessivamente tecnico, agli scenari d’alta montagna e ai panorami mozzafiato, questo evento ha dimostrato di essere al top anche dal punto di vista organizzativo collocandosi senza ombra di dubbio nel novero delle migliori marathon europee.

Stefano De Marchi - www.solobike.it

Sito internet:
www.bike-marathon.com

Fotogallery:
https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/NationalParkBikeMarathon2011
http://www.swiss-image.ch/slideshow/#bikemarathon2011
http://www.sportograf.com/bestof/984
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Ischgl Ironbike 2011 - Ischgl [AUT]

6/8/2011

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Non capita spesso di pedalare a quasi tremila metri di quota fino al culmine di una montagna, laddove l’aria rarefatta rende tutto più difficile, laddove la vista spazia a trecentosessanta gradi su un orizzonte sconfinato di vette, boschi e ghiacciai. E non capita spesso di potersi poi gustare tante adrenaliniche discese su piste e sentieri ogni volta diversi.

Tra le località che offrono questa possibilità, Ischgl è sicuramente una delle più rinomate: la piccola cittadina austriaca, principale centro della Paznauntal, negli ultimi anni ha saputo creare un’offerta turistica invernale ampia, variegata e altamente concorrenziale rispetto ad altre località vicine, al prezzo però di sfruttare intensamente (in alcuni casi anche esageratamente) le montagne della Silvretta Arena.

D’estate Ischgl cambia faccia. Messi da parte sci e scarponi, a farla da padrona è la mountain bike: oltre milleduecento chilometri di sentieri per ogni tipo di biker, negozi e noleggi disseminati un po’ ovunque, impianti di risalita e piste freeride disegnate da un certo Hans Rey fanno della Paznauntal una meta irrinunciabile per ogni appassionato delle ruote grasse.

Certo, tra il Burger King in piazza e le ruspe al lavoro alle quote più alte, i puristi storceranno il naso di fronte a una montagna così “commerciale” e sfruttata, in grado però di attrarre anche in estate un turismo giovane e sportivo con eventi di livello internazionale, dall’alpinismo alla camminata in montagna, fino addirittura a discipline motoristiche con moto e kart.

In questo contesto, ovviamente, la mountain bike la fa da padrone e la Ischgl Ironbike, svoltasi sabato scorso su queste montagne, ha sicuramente un fascino tutto particolare: conosciuta come una delle gare tra le più importanti e difficili d’Europa, attrae tutti i maggiori specialisti delle lunghe distanze. Proprio la fama di gara impegnativa, però, fa sì che il numero di partenti non sia elevatissimo: quest’anno erano circa 850, divisi sui tre percorsi a disposizione.

Se vogliamo essere obiettivi l’Ironbike non sembra concepita come un “evento” per intrattenere il biker, ma d’altronde a creare fascino e appeal ci pensano le montagne, le salite e i panorami. E tra piscine, impianti sportivi e di risalita, locali, negozi e svaghi lo slogan “Relax, if you can!” è azzeccato in pieno.

L’unica attività collaterale prevista, peraltro molto gradita dal pubblico, è stato l’Ischgl Palio del venerdì: un combattutissimo short track tra le vie cittadine che ha visto al via i principali favoriti dell’indomani, dal padrone di casa Lakata ai tedeschi Platt, Bohme, Mennen e Leisling, i favoritissimi svizzeri Buchli, Looser e Huber, e una nutrita pattuglia nostrana con Felderer, Cattaneo e De Bertolis. Per la cronaca, a vincere sotto una pioggia incessante è stato Leisling davanti a Platt e Mennen per un podio tutto tedesco.

Sabato è poi stata la volta della Ironbike, disputatasi sotto un cielo terso e limpido che dava la possibilità, alle alte quote, di ammirare un ineguagliabile panorama sulle montagne del Silvretta.

Dopo un giro tra le vie cittadine stracolme di spettatori, il percorso prevedeva un primo anello nella Paznauntal affrontando le ciclabili di fondovalle fino a Mathon e una salita piuttosto agevole verso Lareinalp e la Jamtal, scendendo poi a Galtur su single track e rientrando in costante ma leggerissima discesa a Ischgl dove era posto il traguardo per percorso più corto: 27 chilometri e 750 metri di dislivello su cui si sono cimentati moltissimi neofiti e biker improvvisati, come pure molti semplici turisti divertiti, senza troppi problemi per le bici datate, i pedali flat o l’abbigliamento vintage.

In centro a Ischgl questi proseguivano direttamente verso l’arrivo, mentre chi optava per uno dei due percorsi più lunghi veniva indirizzato verso uno stretto e ripidissimo vicolo in centro città: era solo l’antipasto di quella che sarebbe stata la salita più dura di giornata.

Il percorso infatti prevede ora la durissima ascesa ai 2300 metri di Idalpe (otto chilometri al 12%). La salita, completamente asfaltata, inizia subito impegnativa e – salvo un intermezzo pianeggiante dopo tre chilometri - non molla più fino in cima presentando pendenze costanti sul 13-14% con punte a oltre il 20%. Da Idalpe, dove gli atleti venivano accolti da un folto pubblico arrivato fin qui con la cabinovia, la salita prosegue sterrata fino a quota 2600 metri e poi… è tutta discesa. E che discesa!

Sicuramente una picchiata di quelle da ricordare quella lungo il Velilltrail, uno dei tanti sentieri freeride tracciati da Hans Rey: quattro interminabili chilometri di adrenalina tra tornantini, guadi, salti, paraboliche, un po’ sulla pista da sci e un po’ tra  i prati, fino a innestarsi sulla larga, compatta e velocissima sterrata che conduce direttamente in centro a Ischgl e al traguardo, non prima del curioso passaggio in un tunnel pedonale sotto la città, con tanto di tapis roulant in funzione. Si concludeva qui il percorso medio di circa 48 chilometri e 2000 metri di dislivello: adatto a chiunque abbia un discreto allenamento, si è rivelato bello, panoramico e divertente anche se reso piuttosto duro dall’impegnativa (e un po’ noiosa) salita di Idalpe.

Il percorso lungo, invece, godeva di quanto di meglio le montagne del Silvretta Arena avessero da offrire: dopo Idalpe si staccava dal percorso medio e saliva fin sull’Idjoch proseguendo poi fino ai 2853 metri dello Greispitze con pendenze a tratti proibitive, in un ambiente lunare fatto solo di rocce e ghiaioni.

La discesa che ne segue è un’esperienza che non può mancare nel bagaglio di ogni biker che si rispetti: fino al Salaaser Kopf su trail e sentieri realizzati ad hoc direttamente sulla cresta, non eccessivamente tecnici ma altamente panoramici, poi in territorio elvetico sulle medie pendenze dello Zeblastrail che taglia i pendii per oltre tre chilometri fino ad Alp Trida, da cui una comoda e veloce sterrata conduce a Laret e Samnaun, il principale centro svizzero del comprensorio, celebre per il “Twinliner”, la curiosa funivia a due piani.

Ha quindi inizio la seconda durissima salita: altri mille metri di dislivello fino al Palinkopf (2800 metri) risalendo le piste da sci con pendenze elevatissime e in alcuni tratti, come dopo lo Zeblasjoch a 2500 metri, al limite della ciclabilità. Dalla vetta l’ennesimo trail, ora sassoso e sconnesso ma piuttosto breve, è il preludio alla facile ma veloce discesa finale: prima un tratto sterrato reso molto fangoso e viscido dal transito dei mezzi d’opera, quindi alcuni chilometri asfaltati già percorsi nella prima salita, e infine ancora sterrato fino al tunnel e all’arrivo. In totale un percorso di 78 chilometri e 3800 metri di dislivello che danno un senso dicitura “Ironbike”.

All’arrivo il clima era disteso e festoso, con la festa di piazza in cui si teneva il pasta party, che qui usano fare con wiener schnitzel, bratwurst e crauti. E ovviamente tanta birra.

Nel complesso la Ischgl Ironbike 2011 si è rivelata una manifestazione bella e ben riuscita che non ha smentito la propria fama di gara dura ed estrema. Tutto ha funzionato alla perfezione, dalle veloci operazioni pre-gara allo spettacolo del Palio, dai ristori sempre ben forniti, fino al dopo gara con l’accesso gratuito alla piscina coperta. Alla riconsegna del chip veniva inoltre consegnato il pacco gara, costituito da una felpa griffata Cannondale. Il tutto per 32 euro di iscrizione. L’unica pecca riscontrata è forse la gestione della sicurezza in gara: nella lunga discesa dal Velliltrail i mezzi e il personale di soccorso erano decisamente scarsi.

Considerando i costi relativamente bassi di alberghi e ristoranti, Ischgl si rivela una meta appetibile a tutte le tasche, a meno di due ore di auto dal Brennero: gli impianti di risalita, i percorsi adatti ad ogni utenza, dal freerider all’escursionista fino alle famiglie, i tanti negozi e noleggi con decine di mezzi top di gamma (comprese tantissime mtb elettriche, il trend del futuro per il turismo su due ruote) fanno di Ischgl una meta irrinunciabile per i biker. Se questo non è il paradiso della mtb, poco ci manca….

Stefano De Marchi – www.solobike.it

Sito internet: www.ischglironbike.com

Fotogallery:
http://www.sportograf.com/bestof/1199/index.html
http://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/IschglIronbike2011
https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/IschglPalio2011

Video:
http://www.youtube.com/watch?v=DacRizLkYZg

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