“The largest MTB race in the world”: bastano queste poche parole per descrivere la Birkebeinerrittet, il tradizionale evento ciclistico norvegese che si è tenuto sabato scorso a Lillehammer, nel sud-est del paese, e che ha visto al via la strabiliante cifra di 17058 biker (si, avete letto bene: diciasettemila!).
La gara, giunta ormai alla sua ventesima edizione, fonda le radici nella storia e nella tradizione della Norvegia, rifacendosi agli stessi principi della storica gara invernale sugli sci da fondo (Birkebeinerrennet) e delle più recenti manifestazioni podistica (Birkebeinerløpet) e ciclistica (Landeveisbirken).
Tutti questi eventi sportivi rievocano infatti il salvataggio – dopo la morte del Re - del neonato erede al trono, il Principe Haakon Haakonsson, da parte di due soldati Birkebeiner: Torstein Skevla e Skjervald Skrukka, questi i loro nomi, nell’inverno 1206 attraversarono sciando le sconfinate foreste e le pericolose montagne innevate a nord di Oslo portando Haakon al sicuro verso Trondheim, scampando alla guerra civile tra Birkens e Baglers che durava ormai da secoli. Il Principe giunse sano e salvo alla meta, e una volta diventato Re seppe porre fine alla guerra civile dando il via all’unificazione della Norvegia, che sotto il suo regno visse uno dei periodi più floridi del Medioevo. Nei corso dei secoli l’impresa compiuta dai due soldati divenne leggenda, e la saga dei Birkebeiner è oggi uno dei più sentiti e amati avvenimenti storici norvegesi.
A questo episodio è legata la regola fondamentale e altamente simbolica che accomuna tutti gli eventi “Birkebeiner”: è fatto obbligo indossare uno zaino di almeno 3,5 chilogrammi di peso, a rappresentare il piccolo Haakon che ognuno delle migliaia di partecipanti deve portare con sé, in salvo attraverso le immense foreste a est di Lillehammer.
L’evento off-road si tiene puntualmente ogni ultimo weekend di agosto ed ha come base logistica la Haakons Hall, il grande palazzetto dello sport costruito in occasione dei Giochi Olimpici Invernali 1994 con i quali Lillehammer si fece conoscere al mondo intero: nonostante con i suoi ventiseimila abitanti sia infatti la più piccola città olimpica della storia, quell’edizione dei giochi fu un successo tale che l’allora presidente CIO, Juan Antonio Samaranch, la definì “la migliore di tutti i tempi”.
L’organizzazione, gestita dai club sportivi di Rena e Lillehammer, è professionale e imponente: sono oltre 3000 le persone impiegate nei giorni di gara, coordinate da otto dipendenti a tempo pieno che lavorano tutto l’anno per l’evento, compresi gli eventi collaterali. Ai 17000 della Birkebeinerrittet, infatti, si aggiungono i partecipanti alle gare del venerdì: 6500 sono quelli della Fredagsbirken (una prova generale della Birkebeinerrittet, uguale in tutto e per tutto all’originale), solo 500 invece quelli della Ultra-Birken (una marathon da 124 chilometri). Sommando poi le centinaia di bambini e ragazzi delle corse giovanili della domenica, il totale dei partecipanti supera abbondantemente le 25000 unità.
La gara, giunta ormai alla sua ventesima edizione, fonda le radici nella storia e nella tradizione della Norvegia, rifacendosi agli stessi principi della storica gara invernale sugli sci da fondo (Birkebeinerrennet) e delle più recenti manifestazioni podistica (Birkebeinerløpet) e ciclistica (Landeveisbirken).
Tutti questi eventi sportivi rievocano infatti il salvataggio – dopo la morte del Re - del neonato erede al trono, il Principe Haakon Haakonsson, da parte di due soldati Birkebeiner: Torstein Skevla e Skjervald Skrukka, questi i loro nomi, nell’inverno 1206 attraversarono sciando le sconfinate foreste e le pericolose montagne innevate a nord di Oslo portando Haakon al sicuro verso Trondheim, scampando alla guerra civile tra Birkens e Baglers che durava ormai da secoli. Il Principe giunse sano e salvo alla meta, e una volta diventato Re seppe porre fine alla guerra civile dando il via all’unificazione della Norvegia, che sotto il suo regno visse uno dei periodi più floridi del Medioevo. Nei corso dei secoli l’impresa compiuta dai due soldati divenne leggenda, e la saga dei Birkebeiner è oggi uno dei più sentiti e amati avvenimenti storici norvegesi.
A questo episodio è legata la regola fondamentale e altamente simbolica che accomuna tutti gli eventi “Birkebeiner”: è fatto obbligo indossare uno zaino di almeno 3,5 chilogrammi di peso, a rappresentare il piccolo Haakon che ognuno delle migliaia di partecipanti deve portare con sé, in salvo attraverso le immense foreste a est di Lillehammer.
L’evento off-road si tiene puntualmente ogni ultimo weekend di agosto ed ha come base logistica la Haakons Hall, il grande palazzetto dello sport costruito in occasione dei Giochi Olimpici Invernali 1994 con i quali Lillehammer si fece conoscere al mondo intero: nonostante con i suoi ventiseimila abitanti sia infatti la più piccola città olimpica della storia, quell’edizione dei giochi fu un successo tale che l’allora presidente CIO, Juan Antonio Samaranch, la definì “la migliore di tutti i tempi”.
L’organizzazione, gestita dai club sportivi di Rena e Lillehammer, è professionale e imponente: sono oltre 3000 le persone impiegate nei giorni di gara, coordinate da otto dipendenti a tempo pieno che lavorano tutto l’anno per l’evento, compresi gli eventi collaterali. Ai 17000 della Birkebeinerrittet, infatti, si aggiungono i partecipanti alle gare del venerdì: 6500 sono quelli della Fredagsbirken (una prova generale della Birkebeinerrittet, uguale in tutto e per tutto all’originale), solo 500 invece quelli della Ultra-Birken (una marathon da 124 chilometri). Sommando poi le centinaia di bambini e ragazzi delle corse giovanili della domenica, il totale dei partecipanti supera abbondantemente le 25000 unità.
Numeri da capogiro che si fatica a immaginare e quantificare, complici anche i lunghissimi e scaglionati tempi della partenza che avviene a Rena, circa 60 chilometri più a est di Lillehammer: i primi atleti partono alle sette del mattino mentre la categoria Elite maschile, settantotto griglie dopo, alle tre del pomeriggio. Un efficiente ed articolato servizio di bus a pagamento permette a bici e bikers di raggiungere Rena dalle principali località della zona, comprese Oslo e Trondhein, effettuando anche il servizio di ritorno da Lillehammer nel dopo gara.
Nel mezzo tra Rena e Lillehammer si snoda il percorso di gara di 94 chilometri per circa 1200 metri di dislivello: velocissimo e tecnicamente molto facile, all’inizio potrebbe risultare monotono e noioso; tuttavia, dopo la prima lunga salita asfaltata verso il ristoro di Skromstadsaetra e lasciate alle spalle le campagne coltivate, il paesaggio cambia rapidamente. Larghissimi sterrati compatti si addentrano nelle foreste di conifere, alternandosi di tanto in tanto con mulattiere più strette che guadagnano dolcemente ma inesorabilmente quota.
Allo scollinamento lo spettacolo è grandioso: foreste a perdita d’occhio in ogni direzione per chilometri e chilometri, con le alture che si susseguono in lontananza una dopo l’altra. E’ bene però non distrarsi troppo, perché quello che sta per arrivare è la parte più difficile della gara, una discesa impegnativa seguita da una salita umida e fangosa che fanno mettere il piede a terra a moltissimi partecipanti, poco avvezzi alle difficoltà tecniche e decisamente impacciati nei punti più impegnativi.
Nel mezzo tra Rena e Lillehammer si snoda il percorso di gara di 94 chilometri per circa 1200 metri di dislivello: velocissimo e tecnicamente molto facile, all’inizio potrebbe risultare monotono e noioso; tuttavia, dopo la prima lunga salita asfaltata verso il ristoro di Skromstadsaetra e lasciate alle spalle le campagne coltivate, il paesaggio cambia rapidamente. Larghissimi sterrati compatti si addentrano nelle foreste di conifere, alternandosi di tanto in tanto con mulattiere più strette che guadagnano dolcemente ma inesorabilmente quota.
Allo scollinamento lo spettacolo è grandioso: foreste a perdita d’occhio in ogni direzione per chilometri e chilometri, con le alture che si susseguono in lontananza una dopo l’altra. E’ bene però non distrarsi troppo, perché quello che sta per arrivare è la parte più difficile della gara, una discesa impegnativa seguita da una salita umida e fangosa che fanno mettere il piede a terra a moltissimi partecipanti, poco avvezzi alle difficoltà tecniche e decisamente impacciati nei punti più impegnativi.
E’ da questo che si capisce la forza dei 17000 iscritti, quasi esclusivamente norvegesi: chiunque abbia una bicicletta vuole esserci, indipendentemente dal mezzo tecnico o dall’allenamento, andando letteralmente all’avventura solo per vivere una giornata di sport rivivendo la storia del proprio paese. Si sono viste tutte le tipologie di biciclette, dalle city-bike a quelle da trekking, compreso addirittura un ragazzo in sella a una bici da passeggio noleggiata al bike-sharing di Oslo.
Con questo spirito l’evento non può quindi non diventare occasione di festa e goliardia, con feste organizzate nel mezzo del nulla lungo il percorso, musica, ristori improvvisati e travestimenti quanto mai curiosi (avvistati un Teletubbies viola e numerosi vichinghi), il tutto accompagnato dall’onnipresente vessillo norvegese.
Tornando al percorso, dopo la parte più tecnica esso prosegue con infiniti saliscendi con una prevalenza a salire, addentrandosi sempre più in un territorio tanto vasto quanto disabitato, costellato di canyon, laghi, torrenti e piccoli corsi d’acqua che appaiono di tanto in tanto quando meno ce lo si aspetta. Non mancano poi gli animali, a centinaia tra pecore e mucche in piena libertà e, per i più fortunati, anche le alci che da queste parti sono di casa.
La sensazione di natura selvaggia si fa sempre più concreta mano a mano che lentamente si sale, oltrepassando quota 700m. dove gli alberi si fanno più radi alternandosi con praterie brulle e desolate. Gli spazi immensi nei quali pedaliamo ci fanno correre la memoria alle immagini dello Yukon o del Canada viste tante volte in televisione, ma in fondo ci troviamo più o meno alle stesse latitudini: siamo poco sopra il 61° parallelo, alla stessa latitudine di Anchorage in Alaska.
Con questo spirito l’evento non può quindi non diventare occasione di festa e goliardia, con feste organizzate nel mezzo del nulla lungo il percorso, musica, ristori improvvisati e travestimenti quanto mai curiosi (avvistati un Teletubbies viola e numerosi vichinghi), il tutto accompagnato dall’onnipresente vessillo norvegese.
Tornando al percorso, dopo la parte più tecnica esso prosegue con infiniti saliscendi con una prevalenza a salire, addentrandosi sempre più in un territorio tanto vasto quanto disabitato, costellato di canyon, laghi, torrenti e piccoli corsi d’acqua che appaiono di tanto in tanto quando meno ce lo si aspetta. Non mancano poi gli animali, a centinaia tra pecore e mucche in piena libertà e, per i più fortunati, anche le alci che da queste parti sono di casa.
La sensazione di natura selvaggia si fa sempre più concreta mano a mano che lentamente si sale, oltrepassando quota 700m. dove gli alberi si fanno più radi alternandosi con praterie brulle e desolate. Gli spazi immensi nei quali pedaliamo ci fanno correre la memoria alle immagini dello Yukon o del Canada viste tante volte in televisione, ma in fondo ci troviamo più o meno alle stesse latitudini: siamo poco sopra il 61° parallelo, alla stessa latitudine di Anchorage in Alaska.
Al sessantesimo chilometro la salita di Rosinbakken riporta la mente e la concentrazione sulla gara: un chilometro e mezzo di salita dalle pendenze piuttosto accentuate dove le gambe, per chi ha forzato troppo nei falsopiani precedenti, iniziano a cedere. Dalla cima ancora pochi chilometri di saliscendi e si giunge al GPM di Storåsen, sede del sesto e ultimo ristoro: da qui all’arrivo è quasi solo discesa.
“Quasi” perché dopo alcuni chilometri di veloce asfalto si arriva a Sjousjøen, una piccola località con il classico muro che non t’aspetti il quale, complice la vicinanza al paese, è preso d’assalto dagli spettatori che dai bordi della strada incitano calorosamente e rumorosamente tutti i biker in transito al grido dell’immancabile “Heja!” norvegese.
La discesa prosegue poi alternando asfalto e sterrato, su strade poco pendenti che permettono a chi ha ancora energie di fare la differenza prima di arrivare all’Olympia Park di Lillehammer, sicuramente il passaggio più adrenalinico della gara tra gli impianti dei Giochi Invernali 1994.
Si lascia l’asfalto e si entra nel mitico Birkebeiner Stadion, teatro di una delle più grandi sconfitte nella storia dello sport norvegese: fu proprio tra questi prati coperti di neve, tra queste tribune, che la staffetta azzurra ammutolì i duecentocinquantamila spettatori norvegesi vincendo l’oro olimpico nella 4x10km. di fondo.
“Quasi” perché dopo alcuni chilometri di veloce asfalto si arriva a Sjousjøen, una piccola località con il classico muro che non t’aspetti il quale, complice la vicinanza al paese, è preso d’assalto dagli spettatori che dai bordi della strada incitano calorosamente e rumorosamente tutti i biker in transito al grido dell’immancabile “Heja!” norvegese.
La discesa prosegue poi alternando asfalto e sterrato, su strade poco pendenti che permettono a chi ha ancora energie di fare la differenza prima di arrivare all’Olympia Park di Lillehammer, sicuramente il passaggio più adrenalinico della gara tra gli impianti dei Giochi Invernali 1994.
Si lascia l’asfalto e si entra nel mitico Birkebeiner Stadion, teatro di una delle più grandi sconfitte nella storia dello sport norvegese: fu proprio tra questi prati coperti di neve, tra queste tribune, che la staffetta azzurra ammutolì i duecentocinquantamila spettatori norvegesi vincendo l’oro olimpico nella 4x10km. di fondo.
Si prosegue poi sul ripidissimo pendio del Balletbakken (incredibile il colpo d’occhio sui bikers che scendono seguendo decine di traiettorie diverse) arrivando al Lysgårdsbakken, il trampolino per il salto con gli sci, punto panoramico su Lillehammer e sul lago Mjøsa. Ancora pochi chilometri di discesa e si arriva al termine della gara, nei pressi dell’Haakons Hall, tagliando il traguardo tra due ali di folla.
Non è però ancora finita. A sorpresa, dopo l’arrivo ogni partecipante deve sottoporsi a un controllo fondamentale: il peso dello zaino. Come da regolamento, chi ha uno zaino inferiore ai 3,5 chili subisce una penalizzazione di 15 minuti sul tempo finale; se il peso dovesse essere inferiore ai 2,75 chili, invece, per il biker scatta la squalifica.
Sbrigata anche quest’ultima formalità si può passare a ritirare il premio di finisher (una piccola spilla) e, per chi fosse rientrato nel 25% dei migliori tempi, un premio in vetro.
Non resta che rilassarsi e rifocillarsi, al ristoro o ai baracchini che vendono i tradizionali hot-dog che qui chiamano pølse. Poco lontano i piazzali sono un tappeto di biciclette e di zaini, mentre tutto attorno l’atmosfera che si respira è da grande evento: la zona d’arrivo è un brulicare di fotografi, telecamere, interviste, mentre sui maxischermi scorrono le immagini della diretta sulla TV nazionale.
Gli arrivi proseguiranno fino alle 20.30, limite ultimo concesso ai biker, mentre la festa continuerà in serata tra le vie cittadine addobbate a festa per l’occasione.
Non è però ancora finita. A sorpresa, dopo l’arrivo ogni partecipante deve sottoporsi a un controllo fondamentale: il peso dello zaino. Come da regolamento, chi ha uno zaino inferiore ai 3,5 chili subisce una penalizzazione di 15 minuti sul tempo finale; se il peso dovesse essere inferiore ai 2,75 chili, invece, per il biker scatta la squalifica.
Sbrigata anche quest’ultima formalità si può passare a ritirare il premio di finisher (una piccola spilla) e, per chi fosse rientrato nel 25% dei migliori tempi, un premio in vetro.
Non resta che rilassarsi e rifocillarsi, al ristoro o ai baracchini che vendono i tradizionali hot-dog che qui chiamano pølse. Poco lontano i piazzali sono un tappeto di biciclette e di zaini, mentre tutto attorno l’atmosfera che si respira è da grande evento: la zona d’arrivo è un brulicare di fotografi, telecamere, interviste, mentre sui maxischermi scorrono le immagini della diretta sulla TV nazionale.
Gli arrivi proseguiranno fino alle 20.30, limite ultimo concesso ai biker, mentre la festa continuerà in serata tra le vie cittadine addobbate a festa per l’occasione.
Anche se all’estero non è molto conosciuto, l’evento sa catalizzare l’attenzione dell’intera Norvegia per via della valenza storica e delle sue dimensioni sempre più mastodontiche: si tratta di un evento di massa per il quale si ferma una intera regione, quella dell’Oppland, il cui capoluogo – Lillehammer – si trova poco meno di duecento chilometri a nord di Oslo.
Arrivare fin quassù è abbastanza semplice, con treni frequenti e puntuali direttamente dalla stazione centrale di Oslo (circa due ore di viaggio). La sistemazione logistica è probabilmente l’aspetto più difficile da risolvere, visto il grande afflusso di partecipanti: sono comunque disponibili i pullman dell’organizzazione da Oslo e da tutte le principali località della zona per il trasporto di bici, atleti e bagagli.
La nota dolente, nella ricca Norvegia, sono i costi: l’iscrizione costa 920NOK (circa 124€) e comprende trasporto bagagli da Rena a Lillehammer, ma – a differenza delle usanze italiane – non prevede pacco gara o pasta party. Costosi anche i viaggi con i bus: da Lillehammer a Rena il costo è di 550NOK, circa 70€.
Le iscrizioni per l’edizione 2013 apriranno il 15 Novembre e, come già successo per l’edizione 2012, i 17000 posti disponibili verranno esauriti in meno di un minuto. Sono comunque disponibili numerose wild-card per partecipanti stranieri.
Il percorso è molto facile e adatto a biker con ogni tipo di allenamento, e può essere affrontato con qualsiasi tipo di bicicletta; anche se l’insidia maggiore è sicuramente il meteo, decisamente mutevole che da queste parti a fine Agosto è prevalentemente piovoso, l’edizione 2012 verrà probabilmente ricordata come una delle migliori con cielo poco nuvoloso e temperature gradevoli (da 15° a 18°) per tutta la giornata, con una breve pioggerellina a Lillehammer nel tardo pomeriggio. In caso di pioggia, comunque, il terreno tiene in maniera ottimale ma a creare problemi potrebbe essere il freddo.
Per la cronaca, a vincere la gara Elite è stato il Campione Norvegese Marathon Lars Menengen, che ha sfruttato al meglio il gioco di squadra con i compagni del Lillehammer Cykkleklubb arrivati rispettivamente secondo (Martin Olsen) e terzo (Truls Korsaeth). Quarto classificato un nome noto al grande pubblico, l’austriaco Alban Lakata, mentre solo sedicesimo si è piazzato il nostro portacolori Massimo Debertolis. Tra le donne, vittoria per la finlandese Pia Sundstedt.
Stefano De Marchi @ www.solobike.it
Sito internet: www.birkebeiner.no
Fotogallery Birkebeinerrittet: https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/Birkebeinerrittet2012
Fotogallery Fredagsbirken: https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/Birkebeinerrittet2012Preview
Arrivare fin quassù è abbastanza semplice, con treni frequenti e puntuali direttamente dalla stazione centrale di Oslo (circa due ore di viaggio). La sistemazione logistica è probabilmente l’aspetto più difficile da risolvere, visto il grande afflusso di partecipanti: sono comunque disponibili i pullman dell’organizzazione da Oslo e da tutte le principali località della zona per il trasporto di bici, atleti e bagagli.
La nota dolente, nella ricca Norvegia, sono i costi: l’iscrizione costa 920NOK (circa 124€) e comprende trasporto bagagli da Rena a Lillehammer, ma – a differenza delle usanze italiane – non prevede pacco gara o pasta party. Costosi anche i viaggi con i bus: da Lillehammer a Rena il costo è di 550NOK, circa 70€.
Le iscrizioni per l’edizione 2013 apriranno il 15 Novembre e, come già successo per l’edizione 2012, i 17000 posti disponibili verranno esauriti in meno di un minuto. Sono comunque disponibili numerose wild-card per partecipanti stranieri.
Il percorso è molto facile e adatto a biker con ogni tipo di allenamento, e può essere affrontato con qualsiasi tipo di bicicletta; anche se l’insidia maggiore è sicuramente il meteo, decisamente mutevole che da queste parti a fine Agosto è prevalentemente piovoso, l’edizione 2012 verrà probabilmente ricordata come una delle migliori con cielo poco nuvoloso e temperature gradevoli (da 15° a 18°) per tutta la giornata, con una breve pioggerellina a Lillehammer nel tardo pomeriggio. In caso di pioggia, comunque, il terreno tiene in maniera ottimale ma a creare problemi potrebbe essere il freddo.
Per la cronaca, a vincere la gara Elite è stato il Campione Norvegese Marathon Lars Menengen, che ha sfruttato al meglio il gioco di squadra con i compagni del Lillehammer Cykkleklubb arrivati rispettivamente secondo (Martin Olsen) e terzo (Truls Korsaeth). Quarto classificato un nome noto al grande pubblico, l’austriaco Alban Lakata, mentre solo sedicesimo si è piazzato il nostro portacolori Massimo Debertolis. Tra le donne, vittoria per la finlandese Pia Sundstedt.
Stefano De Marchi @ www.solobike.it
Sito internet: www.birkebeiner.no
Fotogallery Birkebeinerrittet: https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/Birkebeinerrittet2012
Fotogallery Fredagsbirken: https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/Birkebeinerrittet2012Preview