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Nordsjørittet 2011 - Sandnes [NOR]

11/6/2011

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Nel profondo nord dell'Europa, dove i lunghi, bui e freddi inverni la fanno da padrone, e dove d'estate la temperatura difficilmente sale sopra i venti gradi, la cultura sportiva e la pratica delle attività outdoor raggiungono livelli inimmaginabili: eventi sportivi con migliaia di partecipanti, siano essi ciclisti, runners o sciatori, sono all'ordine del giorno e la bicicletta - di qualsiasi tipo essa sia - è vista come un irrinunciabile mezzo di trasporto comodo e veloce.

La Norvegia, in particolare, può vantare un curioso primato: sul suo territorio si tengono i due più affollati eventi mountain bike al mondo. Il primo, poco a nord di Oslo, è la famosa Birkebeinerrittet (versione estiva della tradizionale gara sugli sci da fondo) e vede oltre 14000 ciclisti pedalare a fine agosto da Rena a Lillehammer. La seconda invece è la Nordsjørittet che si svolge a ovest lungo la costa del Mare del Nord; qui i partecipanti sono 'solo' 12000 e gareggiano da Egersund a Sandnes, poco a sud della città di Stavanger.

La Nordsjørittet si è svolta lo scorso Sabato 11 Giugno: noi c'eravamo, ed ecco com'è andata.

Nordsjørittet, una parola a prima vista impronunciabile, significa letteralmente 'Gara del Mare del Nord' ed è un avvenimento molto sentito da queste parti: giunto ormai alla quattordicesima edizione, ha visto il numero di partenti crescere vertiginosamente al ritmo di quasi 2000 ogni anno attratti dal fascino dell'evento e dalla facilità del percorso, riassunte molto bene nello slogan 'For Folk Flest' (per la maggior parte delle persone). Chiunque, con un minimo di pratica e con un mezzo in buono stato, può partecipare e vivere l'emozione di ripercorrere l'antica Via del Re, usata nei secoli per il trasporto delle merci lungo la costa occidentale da Kristiansand a Bergen.

La gara si svolge nella contea di Rogaland, l'area più ricca della Norvegia che deve la propria fortuna al petrolio, estratto in grandi quantità nelle numerose piattaforme nel Mare del Nord. Il capoluogo della regione, Stavanger, è considerato non a caso la capitale europea dell'oro nero con la presenza di tutte le maggiori compagnie petrolifere mondiali. Importanti sono anche le attività di cantieristica navale e la pesca, senza dimenticare il turismo attratto dalle bellezze della città vecchia e dalle crociere nei fiordi. L'area attorno a Stavanger è molto famosa per queste bellezze naturali: in circa un'ora d'auto si giunge al Lysefjord e alle sue meraviglie, come la sporgenza rocciosa del Preikestolen ('Pulpito') a strapiombo sul mare (600 metri più in basso), o l'enorme sasso del Kjerag incastrato tra due pareti verticali e sospeso nel vuoto.

Tornando all'evento sportivo, esso è di proprietà di cinque club ciclistici locali che affidano l'organizzazione ad uno staff preparato e professionale capitanato da due donne, Eli Orre e Hilde Brueland Sand, aiutate da oltre 500 volontari per i giorni di gara. Importanti sostenitrici e testimonial dell'evento sono le due più grandi atlete norvegesi, Gunn Rita Dahle e Lene Byberg, entrambe originarie e residenti da queste parti.

Curiosa è la posizione della sede logistica: dopo anni all'interno di un negozio di biciclette locale, da questa edizione si è spostata nella nuova e avvenieristica scuola superiore di Sandnes, operando in perfetta sintonia con le esigenze di studenti e attività scolastiche senza recare disagio alcuno. Nonostante l'elevatissimo numero di iscritti, le operazioni pre-gara si sono svolte con massimo ordine e velocità sin dal giovedì.

Piuttosto elevata la quota di iscrizione, 550 Corone (circa 70€) a cui andavano aggiunte altre 200 Corone (25€) per l'eventuale licenza giornaliera, ma comunque in linea con i prezzi e il tenore di vita della ricca Norvegia. A differenza di altri paesi europei, qui non esiste il classico 'pacco gara' ma era possibile ottenere una maglia tecnica aderendo a uno degli eventi benefici collegati all'evento. Era poi allestito un piccolo expo-fiera mercato con prezzi scontati e vantaggiosi, anche rispetto a quelli italiani.

La gara si svolge su di un tracciato di 91 chilometri con poco meno di mille metri di dislivello, percorsi in direzione nord con partenza dal porto di Egersund e arrivo nella baia di Sandnes. L'organizzazione aveva previsto speciali pacchetti per il trasporto degli atleti con autobus e treni, mentre le biciclette venivano caricate su dei camion (sono stati utilizzati ben sette TIR) e recapitate a Egersund già dal venerdì. Le partenze, organizzate in maniera esemplare con ben 38 griglie, si sono svolte durante tutto l'arco della giornata dalle 7.30 alle 15.00, agevolando così un afflusso di persone, auto e mezzi in zona partenza, senza ricaduta alcuna sul traffico locale.

Il percorso, pur risultando molto facile, veloce e scorrevole, prevedeva moltissime diverse ambientazioni e scenari. Subito dopo l'uscita dalla città di Egersund iniziavano gli sterrati, compatti e filanti, che per oltre venti chilometri di saliscendi a tratti ripidi guidavano i partecipanti in una zona isolata fatta di rocce e piccole alture, baie e insenature, gole e boschi, passando continuamente dall'acqua del fiordo a quella dei laghi. L'ambientazione selvaggia di questa zona, che regalava a ogni curva un paesaggio diverso, è sicuramente la parte più interessante del percorso. Una veloce discesa anticipava l'attraversamento di alcune serre, dopo le quali il paesaggio cambiava completamente diventando una campagna verde e ondulata.

Il tracciato si dirigeva allora verso il Mare del Nord fino a lambirne le acque, attraversando un campeggio sede del primo ristoro, e tornando poi a salire verso l'entroterra con lunghi settori asfaltati; superati dei pascoli e un tratturo erboso, il percorso entrava in un bosco fangoso dove la quasi totalità dei biker era costretta a mettere il piede a terra. Una breve discesa tecnica anticipava il secondo ristoro da cui ricominciavano le strade veloci, prima su ghiaia poi su asfalto che riportavano verso il mare.

Un lungo tratto lungo la costa, sferzato dal vento laterale, conduceva al terzo ristoro e al successivo ponte sospeso e traballante di Hå Gamle Prestegaard, un po' il passaggio simbolo della corsa. Da qui all'arrivo (circa 30 chilometri) la corsa si faceva velocissima correndo lunghi settori asfaltati pianeggianti intervallati da qualche passaggio su facile sterrato, prima sulla ripida erta di Tinghaugbakken (ultimo ristoro) e poi nel costeggiare alcuni laghi nella parte finale del percorso.

All'arrivo nella baia di Sandnes gli atleti ricevevano la medaglia di finisher, trovando poi un abbondante ristoro finale e gli stand degli sponsor. Il grande palco dove si alternavano concerti, interviste e spettacoli, e il maxischermo con le immagini in diretta (la gara era trasmessa dalla TV locale e in streaming su internet) catalizzavano l'attenzione del folto pubblico presente, mentre gli yacht ormeggiati in porto erano teatro di esclusive feste private. Numerosi anche i party delle squadre organizzati nelle tensostrutture lungo il molo.

Degli oltre 12000 iscritti solo una piccola parte (circa 2000) provenivano da fuori regione, a testimonianza di quanto questo evento sia un happening molto sentito a livello locale: è vissuto infatti come una sorta di campionato tra le varie aziende dei dintorni, che schierano al via i propri team 'dopolavoristici' che possono arrivare a contare fino a trecento unità. Relativamente bassa invece la presenza straniera con circa cento atleti esteri al via (quasi tutti lavoratori nelle multinazionali del petrolio a Stavanger) mentre impressionante era la partecipazione femminile che superava il 22%.

Le tipologie di bicicletta viste in gara erano le più svariate: dalla mountain bike top di gamma a quella da trekking, da bici ibride a ciclocross, fino a quelli noi definiremmo 'cancelli' e/o catorci. I norvegesi tuttavia non sembravano darci troppa importanza, in fondo sono i mezzi di trasporto che usano quotidianamente per andare al lavoro o a fare la spesa.

Ciò che più stupisce alla Nordsjørittet è però la partecipazione festosa e appassionata del pubblico locale: migliaia e migliaia erano gli spettatori a bordo strada che incitavano i concorrenti al grido di 'Heia! Heia!', suonando trombe, fischietti e campanacci e sventolando l'immancabile bandiera norvegese, segno di quanto qui amino la propria patria.

In uno dei punti chiave del percorso, il muro di Tinghaugbakken, due ragazzi avevano addirittura organizzato una festa con tanto di musica e tribuna, catalizzando l'attenzione non solo degli abitanti ma anche di TV e giornali accorsi sul posto per documentare le due ali di folla che assistevano al passaggio della corsa.

Tirando le somme, la tipologia della gara è sicuramente diversa da quelle alle quali siamo abituati in Italia: pur garantendo un'elevata qualità dei servizi fondamentali (quali ristori e sicurezza) con un enorme spiegamento di uomini, mezzi e risorse, Nordsjørittet vuole essere prima di tutto una grande festa, un evento che coinvolga sempre più persone anno dopo anno, incentivando l'aggregazione e l'amicizia tra le persone.

Per un biker italiano questo evento è anche e soprattutto motivo per scoprire l'affascinante Norvegia. L'aeroporto di Stavanger, raggiungibile dall'Italia via Amsterdam, si trova a soli dieci chilometri da Sandnes e un efficiente servizio ferroviario collega tutte le principali località sulla costa e tutti (ma proprio tutti!) parlano inglese in maniera perfetta. A giugno il meteo è solitamente benevolo: il vento è una costante ma le temperature si aggirano tra i 15 e i 20 gradi; le piogge non sono frequenti ma possono abbassare sensibilmente la temperatura come nel 2010, quando la gara si svolse in un clima quasi invernale. In caso di necessità esiste la possibilità di noleggiare delle biciclette presso il Racing Depot o lo Spinn Shop di Sandnes, accordandosi ovviamente con dovuto anticipo.

In conclusione, Nordsjørittet è un'esperienza da provare almeno una volta nella vita. E' un'occasione per vivere la bicicletta in un modo radicalmente diverso a quello al quale siamo abituati in Italia: l'educazione civica, il rispetto verso i ciclisti, la passione per lo sport e il calore del popolo norvegese fanno letteralmente impallidire le abitudini nostrane, sportive e non. E metterebbero voglia di non tornare più a casa...

Stefano De Marchi - www.solobike.it

Sito internet: www.nordsjorittet.no

Fotogallery: https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/NordsjRittet2011

Video: http://www.vimeo.com/25052794

Traccia GPS: http://connect.garmin.com/activity/92163513

Informazioni turistiche: www.regionstavanger.com

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Craft Bike Transgermany 2011

5/6/2011

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Molti biker vedono nelle gare a tappe che sempre più vanno diffondendosi un qualcosa di difficile da concepire, da organizzare, da gestire e da preparare. Tuttavia, una volta provata l'esperienza di una corsa di più giorni, ci si rende subito conto che le cose sono in realtà molto meno complicate di quanto possano sembrare inizialmente. Il vivere in funzione della bicicletta, con i riti quotidiani che la corsa impone, regala un senso di libertà e spensieratezza difficilmente replicabili nelle corse di un giorno, e il condividere con molte altre persone le stesse fatiche e difficoltà, luoghi e panorami, piaceri e divertimenti, regala un senso di appartenenza al 'gruppo' che nessuna corsa di un giorno saprà mai offrire.
Tutto questo, ovviamente, a patto di scegliere con attenzione l'evento che meglio si addice alle proprie caratteristiche ed esigenze.

La Craft Bike Transgermany, andata in scena dall'1 al 4 Giugno scorsi, è senza dubbio la corsa a tappe più versatile e adatta a ogni tipologia di biker, dall'agonista al semplice escursionista, senza raggiungere livelli estremi di difficoltà. L'evento, un vero e proprio happening internazionale con oltre 1200 iscritti provenienti da oltre 30 nazioni, ha il suo principale punto di forza nel percorso veloce e scorrevole, per nulla tecnico, in linea con gli standard tedeschi. L'organizzazione di Bike-Magazin e Plan-B, semplice ma efficace, è la stessa della più blasonata Transalp di cui la Transgermany può considerarsi a tutti gli effetti la 'sorella minore'.

Quattro tappe in tutto, dalle colline di Sonthofen alle montagne austriache di Achensee Maurach passando per Pfronten, Lermoos e Garmisch Partenkirchen, per un totale di circa 350 chilometri e 8500 metri di dislivello.

La prima tappa da Sonthofen a Pfronten, sebbene fosse la più corta (68 chilometri), era sicuramente la più impegnativa con i suoi oltre 2500 metri di dislivello divisi su quattro salite principali. Le condizioni meteo hanno poi reso ancor più difficile la giornata, caratterizzata da nebbia, pioggia freddo fin quasi all'arrivo.

La seconda frazione, con sconfinamento in Austria a Lermoos, presentava un percorso vario e completo con salite pedalabili e lunghi settori di trasferimento alternati ad alcuni passaggi tecnici; complice il meteo finalmente favorevole la tappa ha dato modo di ammirare i verdi boschi alpini e le prime vette rocciose avvicinandosi alle falde dello Zugspitze, prima di tuffarsi nei funambolici chilometri finali sulle piste da freeride del comprensorio.

Lo Zugspitze è stato il teatro della terza tappa che, dopo due dure salite attorno a Lermoos, prevedeva un lunghissimo falsopiano a scendere di oltre 40 chilometri, prima nella spettacolare Valle di Gais e poi nella Leutaschtal, lambendo Mittenwald (partenza della Transalp 2011) ed effettuando così il periplo della montagna più alta di Germania. In vista della città di Garmisch la tappa veniva neutralizzata per motivi di sicurezza, percorrendo così il tratto cittadino della tappa a velocità ridotta. Lo spettacolo all'arrivo era comunque garantito da uno speciale 'sprint' lungo i 300 metri del rettilineo finale, cronometrati a stilare una speciale classifica.

L'ultima tappa, che da Garmisch riportava in Austria a Maurach, ha avuto dei risvolti senz'altro strani ed originali: un passaggio a livello posto a cinque chilometri dal via ha obbligato gli organizzatori a prevedere una partenza a velocità controllata che ha causato non poche difficoltà nelle retrovie, dove però non si sono registrate lamentele da parte degli atleti; chi preferiva viaggiare sulle più comode e meno affollate ciclabili laterali si è ben presto ritrovato a pedalare direttamente in testa al gruppo al fianco di mostri sacri come Sauser e Lakata. Il fatidico passaggio a livello si è chiuso esattamente all'arrivo del gruppo, e la cosa ha suscitato parecchio divertimento tra gli atleti.

La corsa ha poi preso il via e si è svolta regolare fino al trentesimo chilometro, dove una seconda 'stranezza' dettata da motivi di sicurezza ha caratterizzato questa tappa: il tratto asfaltato lungo la scenografica Deutsche Alpenstrasse, aperta al traffico, è stato neutralizzato per circa 30 chilometri. La classifica è stata poi ottenuta dalla somma dei tempi dei due settori cronometrati a inizio e fine tappa. Una soluzione che non ha tuttavia creato grossi problemi ai partecipanti che, anzi, ne hanno approfittato per procedere a velocità regolare ammirando le vette del Karwendel e le limpide acque del lago Sylvenstein.

Al di là di questi problemi legati al voler limitare al massimo i pericoli, peraltro gestiti in maniera ottimale, nel complesso la Transgermany 2011 può considerarsi un evento riuscito quasi alla perfezione: sebbene qualche piccolo errore ci sia stato (come alcuni stretti passaggi nelle fasi iniziali di tappa hanno causato ingorghi e lunghe attese) l'organizzazione ha saputo garantire una altissima qualità dell'evento sotto tutti i punti di vista. Il pronto soccorso, in particolare, era garantito dai Moto-Docs del Rescue Team, veri e propri angeli custodi sempre pronti a intervenire negli incidenti più gravi, se necessario anche bloccando la corsa per facilitare l'intervento dell'elicottero.

La bellezza dei luoghi attraversati, il calore delle città ospitanti, l'educazione e fair-play di tutti i partecipanti completano il quadro di un'esperienza sicuramente da ripetere. Un'esperienza che si discosta molto dagli standard italiani ai quali siamo abituati, troppe volte improvvisati e poco professionali, troppo votati al risultato del singolo rispetto al divertimento di tutti.

Il modo in cui da queste parti viene vista la mountain bike - e la bicicletta in generale - è un qualcosa di inconcepibile agli occhi di un italiano: il pedalare per il solo piacere che questo sport può dare, la massiccia presenza di giovani e donne, il rispetto e riconoscenza reciproca tra organizzatori e partecipanti, l'interesse attivo degli sponsor che non solo finanziano ma partecipano e collaborano in prima persona alla buona riuscita dell'evento, l'attenzione dei media generalisti, il tifo lungo le strade per il primo come per l'ultimo. E addirittura le scuole, dove per un giorno non si fa lezione ma si va fuori in strada a vedere passare i ciclisti, neanche passasse il Giro d'Italia.

Dopo aver visto e vissuto tutto questo, è impossibile non chiedersi come mai in Italia - il paese europeo che forse più si addice alla mountain bike per clima e territorio - manchi ancora un appuntamento 'multi-stage' di rilievo mondiale che possa competere e confrontarsi con eventi del calibro della Transgermany.

Stefano De Marchi - www.solobike.it

Sito internet: www.bike-transgermany.de
Info in italiano: www.bikeandmore.it

Fotogallery:
https://picasaweb.google.com/BIKE.Transgermany
http://www.sportograf.com/bestof/964/

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