Svegliarsi con la pioggia che batte alle finestre non è di certo il modo migliore per cominciare la giornata. Lo è ancor meno se la giornata è quella della National Park Bike Marathon.
In quel di Scuol, principale centro della Bassa Engadina e non lontano dal confine italiano, tutto era pronto per il decennale della celebre marathon attorno al Parco Nazionale Svizzero, attraverso i centoquaranta chilometri e quattromila metri di dislivello del “Vallader”, uno dei percorsi più affascinanti del panorama europeo individuato anche da un apposito segnavia permanente (il 444). Il meteo però c’ha messo lo zampino, e proprio sul finire di un torrido agosto ha regalato a biker e organizzatori una giornata tardo-autunnale.
Andiamo però con ordine: l’evento nasce nel 2002 e fin da subito si distingue per l’incantevole ambientazione in cui si svolge: un ambiente d’alta montagna, tra valli isolate e disabitate, toccando alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intero arco Alpino e lambendo più e più volte il Parco Nazionale. Il parco, fondato nel 1914, fu il primo esempio in Europa di riserva naturale protetta: da allora al suo interno è bandita ogni attività umana, permettendo alla natura di evolversi liberamente conferendo a questo paesaggio un carattere unico.
In quel di Scuol, principale centro della Bassa Engadina e non lontano dal confine italiano, tutto era pronto per il decennale della celebre marathon attorno al Parco Nazionale Svizzero, attraverso i centoquaranta chilometri e quattromila metri di dislivello del “Vallader”, uno dei percorsi più affascinanti del panorama europeo individuato anche da un apposito segnavia permanente (il 444). Il meteo però c’ha messo lo zampino, e proprio sul finire di un torrido agosto ha regalato a biker e organizzatori una giornata tardo-autunnale.
Andiamo però con ordine: l’evento nasce nel 2002 e fin da subito si distingue per l’incantevole ambientazione in cui si svolge: un ambiente d’alta montagna, tra valli isolate e disabitate, toccando alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intero arco Alpino e lambendo più e più volte il Parco Nazionale. Il parco, fondato nel 1914, fu il primo esempio in Europa di riserva naturale protetta: da allora al suo interno è bandita ogni attività umana, permettendo alla natura di evolversi liberamente conferendo a questo paesaggio un carattere unico.
Un’altra peculiarità della National Park Bike marathon è la distribuzione dei tre percorsi più corti: non partono da Scuol, bensì da altrettante località posizionate lungo il tracciato “Vallader” ripercorrendone così la parte finale. Da Fuldera, in Val Müstair, ha inizio lo “Jauer” (104km./2870m.), da Livigno il “Livignasco” (71km./1750m.) e da S-chanf, in Engadina, il “Puter” (47km./840m.). Nelle stesse località sono posti i punti di “cambio” della staffetta, una gara-nella-gara riservata a team di quattro frazionisti, mentre sul percorso più corto viene stilata la classifica “Gross und Klein” per coppie formate da un adulto e un ragazzo di massimo 16 anni.
Tutte le operazioni pre-gara si sono svolte in maniera rapida e ordinata all’interno dello stadio del ghiaccio, sede logistica dell’evento; nel costo di iscrizione (da 46 a 73 euro a seconda del percorso scelto) erano compresi anche l’eventuale trasporto al punto di partenza con bus e treno, e il pacco gara composto da uno zaino tecnico e un asciugamano in microfibra, entrambi personalizzati con il logo dell’evento. Il pasta party era a pagamento, sia al venerdì sera che nel dopo gara, ma la mattina della gara (a partire dalle ore quattro) un’abbondante e sostanziosa colazione attendeva tutti gli iscritti prima del via. Era disponibile anche un bike-park sorvegliato per la notte precedente la gara.
Alle ore 7.15 di sabato mattina, sotto un cielo coperto ma con diversi sprazzi d’azzurro, ha inizio l’avventura. La prima salita fino al Passo Costainas è lunga ma facile, risalendo per oltre venti chilometri la Val S-Charl e toccando a metà strada l'ameno omonimo paesetto: un luogo fuori dal tempo che appare di colpo sulla via per il Costainas, con le case in legno e le stalle affacciate sulla piazzetta, e pure qualche animale da cortile che scorazza libero per la piazza. I pochi abitanti sono tutti in strada ad applaudire e suonare campanacci, incuranti delle prima gocce di pioggia e del fortissimo vento contrario.
Tutte le operazioni pre-gara si sono svolte in maniera rapida e ordinata all’interno dello stadio del ghiaccio, sede logistica dell’evento; nel costo di iscrizione (da 46 a 73 euro a seconda del percorso scelto) erano compresi anche l’eventuale trasporto al punto di partenza con bus e treno, e il pacco gara composto da uno zaino tecnico e un asciugamano in microfibra, entrambi personalizzati con il logo dell’evento. Il pasta party era a pagamento, sia al venerdì sera che nel dopo gara, ma la mattina della gara (a partire dalle ore quattro) un’abbondante e sostanziosa colazione attendeva tutti gli iscritti prima del via. Era disponibile anche un bike-park sorvegliato per la notte precedente la gara.
Alle ore 7.15 di sabato mattina, sotto un cielo coperto ma con diversi sprazzi d’azzurro, ha inizio l’avventura. La prima salita fino al Passo Costainas è lunga ma facile, risalendo per oltre venti chilometri la Val S-Charl e toccando a metà strada l'ameno omonimo paesetto: un luogo fuori dal tempo che appare di colpo sulla via per il Costainas, con le case in legno e le stalle affacciate sulla piazzetta, e pure qualche animale da cortile che scorazza libero per la piazza. I pochi abitanti sono tutti in strada ad applaudire e suonare campanacci, incuranti delle prima gocce di pioggia e del fortissimo vento contrario.
Allo scollinamento, posto a quota 2251m., la gioia del bellissimo single track sommitale viene perentoriamente azzerata dalla visione della Val Müstair, immersa nelle nubi dense e scure di pioggia che accompagnerà la discesa e il successivo fondovalle. A Fuldera l’assistenza meccanica è presa letteralmente d’assalto da richieste di olio sulla catena, mentre già si segnalano le prime defezioni di atleti tremanti e infreddoliti.
La situazione sembra migliorare all’imbocco della lunga, monotona e logorante scalata al Doss Radond, ma da metà salita è ancora tempo di acqua e vento. A quota duemila gli alberi scompaiono, privando i biker della loro provvidenziale protezione, e fino alla vetta sarà una lotta contro gli elementi avanzando a velocità ridicole, venendo sballonzolati continuamente qua e là da folate gelide e improvvise. Al ristoro del GPM (2234m.) un improbabile e imbevibile brodo caldo è l’unica fonte di calore prima della spettacolare Val Mora.
Con il bel tempo sarebbe un larga, veloce e scorrevole discesa in un continuo susseguirsi di montagne scoscese, prati sconfinati, torrenti impetuosi e pareti di roccia verticali. Ma in queste condizioni la valle si trasforma nello spettrale scenario dove a farla da padrone sono ancora una volta il vento, che infuria ora con raffiche laterali brusche e violente, e la pioggia, che cade quasi orizzontale. D’improvviso tutto si quieta, giusto all’imbocco della famoso e splendido single track nella gola: un sentiero rubato alla montagna, compatto e veloce, tutto da guidare, a picco sul torrente che scorre qualche decine di metri più sotto. Ogni errore qui si paga caro, e non a caso all’inizio del trail almeno una decina di soccorritori sono pronti per ogni evenienza.
La situazione sembra migliorare all’imbocco della lunga, monotona e logorante scalata al Doss Radond, ma da metà salita è ancora tempo di acqua e vento. A quota duemila gli alberi scompaiono, privando i biker della loro provvidenziale protezione, e fino alla vetta sarà una lotta contro gli elementi avanzando a velocità ridicole, venendo sballonzolati continuamente qua e là da folate gelide e improvvise. Al ristoro del GPM (2234m.) un improbabile e imbevibile brodo caldo è l’unica fonte di calore prima della spettacolare Val Mora.
Con il bel tempo sarebbe un larga, veloce e scorrevole discesa in un continuo susseguirsi di montagne scoscese, prati sconfinati, torrenti impetuosi e pareti di roccia verticali. Ma in queste condizioni la valle si trasforma nello spettrale scenario dove a farla da padrone sono ancora una volta il vento, che infuria ora con raffiche laterali brusche e violente, e la pioggia, che cade quasi orizzontale. D’improvviso tutto si quieta, giusto all’imbocco della famoso e splendido single track nella gola: un sentiero rubato alla montagna, compatto e veloce, tutto da guidare, a picco sul torrente che scorre qualche decine di metri più sotto. Ogni errore qui si paga caro, e non a caso all’inizio del trail almeno una decina di soccorritori sono pronti per ogni evenienza.
La fine del sentiero e il Lago di San Giacomo sanciscono l’ingresso in Italia: ha inizio la terza asperità. L’Alpisella è una salita di soli trecento metri di dislivello ma interminabile: dopo la prima parte nel bosco la strada prosegue sinuosa lungo la valle a medie pendenze, dando più volte l’impressione di scollinare salvo poi tornare a salire inesorabile, il tutto per cinque eterni chilometri.
E’ in questa fase che la situazione precipita: verso mezzogiorno la temperatura crolla d’improvviso, passando dagli 8-10° della prima parte di gara ai 2-3°, e la pioggia si fa mista a neve. La picchiata su Livigno, flagellata ancora una volta dalla pioggia e dal vento, si trasforma in un’agonia, con mani e piedi che congelano rapidamente e con il baratro a bordo strada che fa ancora più paura.
E’ in questa fase che la situazione precipita: verso mezzogiorno la temperatura crolla d’improvviso, passando dagli 8-10° della prima parte di gara ai 2-3°, e la pioggia si fa mista a neve. La picchiata su Livigno, flagellata ancora una volta dalla pioggia e dal vento, si trasforma in un’agonia, con mani e piedi che congelano rapidamente e con il baratro a bordo strada che fa ancora più paura.
Il lago di Livigno sembra un mare in tempesta, solcato dalle onde e spazzato dalle raffiche e dagli scrosci. Il pensiero subito corre al da farsi: trovare un posto caldo dove fermarsi, asciugarsi e cambiarsi con gli indumenti invernali provvidenzialmente portati nello zaino, per poi ripartire verso i 2700 metri del Chaschauna.
Il primo edificio che appare è la Latteria di Livigno: una distesa di biciclette abbandonate sul prato, i vetri delle finestre appannati, e una processione di biker che entrano nei locali della latteria. Nessuno invece esce. Una volta all’interno, arriva la notizia che tutti aspettavano.
Gara sospesa. Fine dei giochi. Game Over.
Il primo edificio che appare è la Latteria di Livigno: una distesa di biciclette abbandonate sul prato, i vetri delle finestre appannati, e una processione di biker che entrano nei locali della latteria. Nessuno invece esce. Una volta all’interno, arriva la notizia che tutti aspettavano.
Gara sospesa. Fine dei giochi. Game Over.
Al Passo Chaschauna il termometro segna diversi gradi sotto lo zero e già diversi centimetri di neve coprono il suolo, mentre la tempesta che si sta scatenando su Livigno è solo quel che resta della ben più grande bufera che ha portato scompiglio sul versante svizzero.
Lungo tutto il percorso, da Fuldera a Livigno, da S-Chanf a Zernez, non si contano i casi di ipotermia, con bikers tremanti e intirizziti dal freddo assistiti dalle squadre di soccorso. Nella latteria di Livigno viene allestito un punto di primo soccorso per i casi più gravi, mentre fuori sono già pronti i pullman per il rientro a Scuol.
Non resta allora che concludere l’avventura comodamente seduti sul bus che riporterà al punto di partenza; alle biciclette, posteggiare in un garage piantonato dai vigili urbani, ci penserà l’organizzazione che le riconsegnerà a Scuol in serata.
Nel tardo pomeriggio, mentre il sole torna a splendere sulla Bassa Engadina, è tempo di capire meglio che cosa è successo.
Lungo tutto il percorso, da Fuldera a Livigno, da S-Chanf a Zernez, non si contano i casi di ipotermia, con bikers tremanti e intirizziti dal freddo assistiti dalle squadre di soccorso. Nella latteria di Livigno viene allestito un punto di primo soccorso per i casi più gravi, mentre fuori sono già pronti i pullman per il rientro a Scuol.
Non resta allora che concludere l’avventura comodamente seduti sul bus che riporterà al punto di partenza; alle biciclette, posteggiare in un garage piantonato dai vigili urbani, ci penserà l’organizzazione che le riconsegnerà a Scuol in serata.
Nel tardo pomeriggio, mentre il sole torna a splendere sulla Bassa Engadina, è tempo di capire meglio che cosa è successo.
Le gare sui due percorsi più corti si sono svolte regolarmente, seppure in condizioni meteo difficoltose con pioggia, neve e grandine che hanno costretto moltissimi bikers a ritirarsi: i concorrenti del percorso “Livignasco” di 71km. hanno superato il Passo Chaschauna prima che il meteo peggiorasse, mentre il percorso di 47km. che si svolgeva completamente lungo il fondo valle non superava mai i 1700 metri.
Nel percorso di 104km. solo in diciotto hanno svalicato il Passo Chaschauna e in quindici hanno completato la gara, mentre il resto dei partecipanti sono stati fermati a Livigno o al rifugio nei pressi del valico.
La prova sul percorso “Vallader”, valida quale Campionato Nazionale Svizzero, è stata invece interrotta al termine della discesa dal Passo Chaschauna dopo il transito dei primi atleti: in quindici sono giunti fino a S-Chanf, con Urs Huber che diventava il nuovo campione elvetico. Tutti gli altri sono stati dirottati su alcuni punti d’appoggio lungo la salita e discesa del Chaschauna, o fermati direttamente a Livigno dove si è conclusa anche la prova femminile, vinta da Milena Landtwing.
La macchina organizzativa è senz’altro da elogiare per la perfezione e la tempestività con cui è stata gestita l’emergenza, dai primi soccorsi al coordinamento dei rientri fino alla restituzione delle biciclette abbandonate un po’ ovunque nei paesi toccati dalla gara. Esemplare poi il servizio fornito dai numerosissimi volontari, sempre disponibili e cordiali fino a sera sebbene in piedi già dalla colazione alle quattro del mattino.
Per questi motivi la decima edizione della National Park Bike Marathon si merita una promozione con lode: oltre a un percorso tra i più belli in assoluto e non eccessivamente tecnico, agli scenari d’alta montagna e ai panorami mozzafiato, questo evento ha dimostrato di essere al top anche dal punto di vista organizzativo collocandosi senza ombra di dubbio nel novero delle migliori marathon europee.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Sito internet:
www.bike-marathon.com
Fotogallery:
https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/NationalParkBikeMarathon2011
http://www.swiss-image.ch/slideshow/#bikemarathon2011
http://www.sportograf.com/bestof/984
Nel percorso di 104km. solo in diciotto hanno svalicato il Passo Chaschauna e in quindici hanno completato la gara, mentre il resto dei partecipanti sono stati fermati a Livigno o al rifugio nei pressi del valico.
La prova sul percorso “Vallader”, valida quale Campionato Nazionale Svizzero, è stata invece interrotta al termine della discesa dal Passo Chaschauna dopo il transito dei primi atleti: in quindici sono giunti fino a S-Chanf, con Urs Huber che diventava il nuovo campione elvetico. Tutti gli altri sono stati dirottati su alcuni punti d’appoggio lungo la salita e discesa del Chaschauna, o fermati direttamente a Livigno dove si è conclusa anche la prova femminile, vinta da Milena Landtwing.
La macchina organizzativa è senz’altro da elogiare per la perfezione e la tempestività con cui è stata gestita l’emergenza, dai primi soccorsi al coordinamento dei rientri fino alla restituzione delle biciclette abbandonate un po’ ovunque nei paesi toccati dalla gara. Esemplare poi il servizio fornito dai numerosissimi volontari, sempre disponibili e cordiali fino a sera sebbene in piedi già dalla colazione alle quattro del mattino.
Per questi motivi la decima edizione della National Park Bike Marathon si merita una promozione con lode: oltre a un percorso tra i più belli in assoluto e non eccessivamente tecnico, agli scenari d’alta montagna e ai panorami mozzafiato, questo evento ha dimostrato di essere al top anche dal punto di vista organizzativo collocandosi senza ombra di dubbio nel novero delle migliori marathon europee.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Sito internet:
www.bike-marathon.com
Fotogallery:
https://picasaweb.google.com/the.mtb.biker/NationalParkBikeMarathon2011
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