Molti biker vedono nelle gare a tappe che sempre più vanno diffondendosi un qualcosa di difficile da concepire, da organizzare, da gestire e da preparare. Tuttavia, una volta provata l'esperienza di una corsa di più giorni, ci si rende subito conto che le cose sono in realtà molto meno complicate di quanto possano sembrare inizialmente. Il vivere in funzione della bicicletta, con i riti quotidiani che la corsa impone, regala un senso di libertà e spensieratezza difficilmente replicabili nelle corse di un giorno, e il condividere con molte altre persone le stesse fatiche e difficoltà, luoghi e panorami, piaceri e divertimenti, regala un senso di appartenenza al 'gruppo' che nessuna corsa di un giorno saprà mai offrire.
Tutto questo, ovviamente, a patto di scegliere con attenzione l'evento che meglio si addice alle proprie caratteristiche ed esigenze.
La Craft Bike Transgermany, andata in scena dall'1 al 4 Giugno scorsi, è senza dubbio la corsa a tappe più versatile e adatta a ogni tipologia di biker, dall'agonista al semplice escursionista, senza raggiungere livelli estremi di difficoltà. L'evento, un vero e proprio happening internazionale con oltre 1200 iscritti provenienti da oltre 30 nazioni, ha il suo principale punto di forza nel percorso veloce e scorrevole, per nulla tecnico, in linea con gli standard tedeschi. L'organizzazione di Bike-Magazin e Plan-B, semplice ma efficace, è la stessa della più blasonata Transalp di cui la Transgermany può considerarsi a tutti gli effetti la 'sorella minore'.
Quattro tappe in tutto, dalle colline di Sonthofen alle montagne austriache di Achensee Maurach passando per Pfronten, Lermoos e Garmisch Partenkirchen, per un totale di circa 350 chilometri e 8500 metri di dislivello.
La prima tappa da Sonthofen a Pfronten, sebbene fosse la più corta (68 chilometri), era sicuramente la più impegnativa con i suoi oltre 2500 metri di dislivello divisi su quattro salite principali. Le condizioni meteo hanno poi reso ancor più difficile la giornata, caratterizzata da nebbia, pioggia freddo fin quasi all'arrivo.
La seconda frazione, con sconfinamento in Austria a Lermoos, presentava un percorso vario e completo con salite pedalabili e lunghi settori di trasferimento alternati ad alcuni passaggi tecnici; complice il meteo finalmente favorevole la tappa ha dato modo di ammirare i verdi boschi alpini e le prime vette rocciose avvicinandosi alle falde dello Zugspitze, prima di tuffarsi nei funambolici chilometri finali sulle piste da freeride del comprensorio.
Lo Zugspitze è stato il teatro della terza tappa che, dopo due dure salite attorno a Lermoos, prevedeva un lunghissimo falsopiano a scendere di oltre 40 chilometri, prima nella spettacolare Valle di Gais e poi nella Leutaschtal, lambendo Mittenwald (partenza della Transalp 2011) ed effettuando così il periplo della montagna più alta di Germania. In vista della città di Garmisch la tappa veniva neutralizzata per motivi di sicurezza, percorrendo così il tratto cittadino della tappa a velocità ridotta. Lo spettacolo all'arrivo era comunque garantito da uno speciale 'sprint' lungo i 300 metri del rettilineo finale, cronometrati a stilare una speciale classifica.
L'ultima tappa, che da Garmisch riportava in Austria a Maurach, ha avuto dei risvolti senz'altro strani ed originali: un passaggio a livello posto a cinque chilometri dal via ha obbligato gli organizzatori a prevedere una partenza a velocità controllata che ha causato non poche difficoltà nelle retrovie, dove però non si sono registrate lamentele da parte degli atleti; chi preferiva viaggiare sulle più comode e meno affollate ciclabili laterali si è ben presto ritrovato a pedalare direttamente in testa al gruppo al fianco di mostri sacri come Sauser e Lakata. Il fatidico passaggio a livello si è chiuso esattamente all'arrivo del gruppo, e la cosa ha suscitato parecchio divertimento tra gli atleti.
La corsa ha poi preso il via e si è svolta regolare fino al trentesimo chilometro, dove una seconda 'stranezza' dettata da motivi di sicurezza ha caratterizzato questa tappa: il tratto asfaltato lungo la scenografica Deutsche Alpenstrasse, aperta al traffico, è stato neutralizzato per circa 30 chilometri. La classifica è stata poi ottenuta dalla somma dei tempi dei due settori cronometrati a inizio e fine tappa. Una soluzione che non ha tuttavia creato grossi problemi ai partecipanti che, anzi, ne hanno approfittato per procedere a velocità regolare ammirando le vette del Karwendel e le limpide acque del lago Sylvenstein.
Al di là di questi problemi legati al voler limitare al massimo i pericoli, peraltro gestiti in maniera ottimale, nel complesso la Transgermany 2011 può considerarsi un evento riuscito quasi alla perfezione: sebbene qualche piccolo errore ci sia stato (come alcuni stretti passaggi nelle fasi iniziali di tappa hanno causato ingorghi e lunghe attese) l'organizzazione ha saputo garantire una altissima qualità dell'evento sotto tutti i punti di vista. Il pronto soccorso, in particolare, era garantito dai Moto-Docs del Rescue Team, veri e propri angeli custodi sempre pronti a intervenire negli incidenti più gravi, se necessario anche bloccando la corsa per facilitare l'intervento dell'elicottero.
La bellezza dei luoghi attraversati, il calore delle città ospitanti, l'educazione e fair-play di tutti i partecipanti completano il quadro di un'esperienza sicuramente da ripetere. Un'esperienza che si discosta molto dagli standard italiani ai quali siamo abituati, troppe volte improvvisati e poco professionali, troppo votati al risultato del singolo rispetto al divertimento di tutti.
Il modo in cui da queste parti viene vista la mountain bike - e la bicicletta in generale - è un qualcosa di inconcepibile agli occhi di un italiano: il pedalare per il solo piacere che questo sport può dare, la massiccia presenza di giovani e donne, il rispetto e riconoscenza reciproca tra organizzatori e partecipanti, l'interesse attivo degli sponsor che non solo finanziano ma partecipano e collaborano in prima persona alla buona riuscita dell'evento, l'attenzione dei media generalisti, il tifo lungo le strade per il primo come per l'ultimo. E addirittura le scuole, dove per un giorno non si fa lezione ma si va fuori in strada a vedere passare i ciclisti, neanche passasse il Giro d'Italia.
Dopo aver visto e vissuto tutto questo, è impossibile non chiedersi come mai in Italia - il paese europeo che forse più si addice alla mountain bike per clima e territorio - manchi ancora un appuntamento 'multi-stage' di rilievo mondiale che possa competere e confrontarsi con eventi del calibro della Transgermany.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Sito internet: www.bike-transgermany.de
Info in italiano: www.bikeandmore.it
Fotogallery:
https://picasaweb.google.com/BIKE.Transgermany
http://www.sportograf.com/bestof/964/
Tutto questo, ovviamente, a patto di scegliere con attenzione l'evento che meglio si addice alle proprie caratteristiche ed esigenze.
La Craft Bike Transgermany, andata in scena dall'1 al 4 Giugno scorsi, è senza dubbio la corsa a tappe più versatile e adatta a ogni tipologia di biker, dall'agonista al semplice escursionista, senza raggiungere livelli estremi di difficoltà. L'evento, un vero e proprio happening internazionale con oltre 1200 iscritti provenienti da oltre 30 nazioni, ha il suo principale punto di forza nel percorso veloce e scorrevole, per nulla tecnico, in linea con gli standard tedeschi. L'organizzazione di Bike-Magazin e Plan-B, semplice ma efficace, è la stessa della più blasonata Transalp di cui la Transgermany può considerarsi a tutti gli effetti la 'sorella minore'.
Quattro tappe in tutto, dalle colline di Sonthofen alle montagne austriache di Achensee Maurach passando per Pfronten, Lermoos e Garmisch Partenkirchen, per un totale di circa 350 chilometri e 8500 metri di dislivello.
La prima tappa da Sonthofen a Pfronten, sebbene fosse la più corta (68 chilometri), era sicuramente la più impegnativa con i suoi oltre 2500 metri di dislivello divisi su quattro salite principali. Le condizioni meteo hanno poi reso ancor più difficile la giornata, caratterizzata da nebbia, pioggia freddo fin quasi all'arrivo.
La seconda frazione, con sconfinamento in Austria a Lermoos, presentava un percorso vario e completo con salite pedalabili e lunghi settori di trasferimento alternati ad alcuni passaggi tecnici; complice il meteo finalmente favorevole la tappa ha dato modo di ammirare i verdi boschi alpini e le prime vette rocciose avvicinandosi alle falde dello Zugspitze, prima di tuffarsi nei funambolici chilometri finali sulle piste da freeride del comprensorio.
Lo Zugspitze è stato il teatro della terza tappa che, dopo due dure salite attorno a Lermoos, prevedeva un lunghissimo falsopiano a scendere di oltre 40 chilometri, prima nella spettacolare Valle di Gais e poi nella Leutaschtal, lambendo Mittenwald (partenza della Transalp 2011) ed effettuando così il periplo della montagna più alta di Germania. In vista della città di Garmisch la tappa veniva neutralizzata per motivi di sicurezza, percorrendo così il tratto cittadino della tappa a velocità ridotta. Lo spettacolo all'arrivo era comunque garantito da uno speciale 'sprint' lungo i 300 metri del rettilineo finale, cronometrati a stilare una speciale classifica.
L'ultima tappa, che da Garmisch riportava in Austria a Maurach, ha avuto dei risvolti senz'altro strani ed originali: un passaggio a livello posto a cinque chilometri dal via ha obbligato gli organizzatori a prevedere una partenza a velocità controllata che ha causato non poche difficoltà nelle retrovie, dove però non si sono registrate lamentele da parte degli atleti; chi preferiva viaggiare sulle più comode e meno affollate ciclabili laterali si è ben presto ritrovato a pedalare direttamente in testa al gruppo al fianco di mostri sacri come Sauser e Lakata. Il fatidico passaggio a livello si è chiuso esattamente all'arrivo del gruppo, e la cosa ha suscitato parecchio divertimento tra gli atleti.
La corsa ha poi preso il via e si è svolta regolare fino al trentesimo chilometro, dove una seconda 'stranezza' dettata da motivi di sicurezza ha caratterizzato questa tappa: il tratto asfaltato lungo la scenografica Deutsche Alpenstrasse, aperta al traffico, è stato neutralizzato per circa 30 chilometri. La classifica è stata poi ottenuta dalla somma dei tempi dei due settori cronometrati a inizio e fine tappa. Una soluzione che non ha tuttavia creato grossi problemi ai partecipanti che, anzi, ne hanno approfittato per procedere a velocità regolare ammirando le vette del Karwendel e le limpide acque del lago Sylvenstein.
Al di là di questi problemi legati al voler limitare al massimo i pericoli, peraltro gestiti in maniera ottimale, nel complesso la Transgermany 2011 può considerarsi un evento riuscito quasi alla perfezione: sebbene qualche piccolo errore ci sia stato (come alcuni stretti passaggi nelle fasi iniziali di tappa hanno causato ingorghi e lunghe attese) l'organizzazione ha saputo garantire una altissima qualità dell'evento sotto tutti i punti di vista. Il pronto soccorso, in particolare, era garantito dai Moto-Docs del Rescue Team, veri e propri angeli custodi sempre pronti a intervenire negli incidenti più gravi, se necessario anche bloccando la corsa per facilitare l'intervento dell'elicottero.
La bellezza dei luoghi attraversati, il calore delle città ospitanti, l'educazione e fair-play di tutti i partecipanti completano il quadro di un'esperienza sicuramente da ripetere. Un'esperienza che si discosta molto dagli standard italiani ai quali siamo abituati, troppe volte improvvisati e poco professionali, troppo votati al risultato del singolo rispetto al divertimento di tutti.
Il modo in cui da queste parti viene vista la mountain bike - e la bicicletta in generale - è un qualcosa di inconcepibile agli occhi di un italiano: il pedalare per il solo piacere che questo sport può dare, la massiccia presenza di giovani e donne, il rispetto e riconoscenza reciproca tra organizzatori e partecipanti, l'interesse attivo degli sponsor che non solo finanziano ma partecipano e collaborano in prima persona alla buona riuscita dell'evento, l'attenzione dei media generalisti, il tifo lungo le strade per il primo come per l'ultimo. E addirittura le scuole, dove per un giorno non si fa lezione ma si va fuori in strada a vedere passare i ciclisti, neanche passasse il Giro d'Italia.
Dopo aver visto e vissuto tutto questo, è impossibile non chiedersi come mai in Italia - il paese europeo che forse più si addice alla mountain bike per clima e territorio - manchi ancora un appuntamento 'multi-stage' di rilievo mondiale che possa competere e confrontarsi con eventi del calibro della Transgermany.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Sito internet: www.bike-transgermany.de
Info in italiano: www.bikeandmore.it
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