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Sicilia Coast to Coast - Tappa #3

22/3/2013

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Corleone – Burgio / Riserva Valle del Sosio (59km. / 1350m. disl.)
Da simbolo della mafia, a città emblema dell’antimafia. Questa è oggi Corleone: un’intera comunità che vuole sbarazzarsi una volta per tutte dell’immagine infamante avuta in passato, votandosi oggi al rinnovamento e alla modernità. Il Festival della Legalità, il Museo Antimafia e le strade intitolare alle tante vittime innocenti sono segni tangibili di questa volontà di cambiamento.

E le bici? Ci sono, ci sono…

Partiamo attraversando il centro cittadino, Piazza Falcone e Borsellino compresa, inoltrandoci poi tra le campagne dove ancora permangono i segni del terremoto che colpì la Valle del Belice nel Gennaio 1968.
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Dopo poco incontriamo nuovamente la vecchia ferrovia già percorsa ieri: qui la ciclabile si presenta scorrevole e ben tenuta, permettendoci così di percorrere con facilità svariati chilometri verso Burgio.
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Dopo una prima serie di saliscendi, il percorso sale agevole fino al caratteristico borgo di Bisacquino, abbarbicato ai piedi del Monte Triona: data l’ora di pranzo ormai prossima, facciamo una breve deviazione in paese alla ricerca di qualcosa da mangiare.
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Trovato un panificio ordiniamo, paghiamo… e restiamo basiti dal conto: due panini e tre lattine meno di sei euro! Sapevamo che qui la vita è meno cara che al nord, ma non pensavamo fino a questo punto. Ne approfittiamo anche per una sosta veloce in farmacia a prendere della crema solare (il sole in questi giorni picchiando forte) mentre in strada va in scena il classico siparietto siciliano al quale ormai ci siamo abituati: da una parte i commercianti che urlano in un incomprensibile dialetto, dall’altra gli automobilisti che strombazzano a destra e a manca, e i siciliani che – abituati alla calura estiva – sembrano patire i venti gradi all’ombra girando in giacca a vento.

Dopo la pausa si torna a pedalare, sempre lungo l’ex ferrovia ma questa volta in discesa: quasi venti chilometri più avanti arriviamo al grande ponte sul fiume Sosio, giusto all’imbocco della stretta valle omonima che dà il nome al Parco Naturale nel quale stiamo per entrare.
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Qui la storia cambia: la pacchia finisce e inizia la salita, ripida e sconnessa, verso i boschi e le pareti rocciose della riserva.
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L’ascesa si fa più dolce aggirando i rilievi dal versante nord, dal quale possiamo ammirare tutta la Valle del Sosio, ritornando poi sul pendio meridionale che offre un panorama che spazia fino al mare, cinquanta chilometri più a sud.
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Proprio nel cuore della Riserva è situato il nostro albergo, un vecchio casolare in quota oggi ristrutturato e divenuto importante punto di partenza per le escursioni nel Parco: anche qui, come la prima notte a Piana degli Albanesi, la nostra è stata l’unica stanza occupata della struttura. E sono pure riusciti a perdere la prenotazione, sicché ci siamo ritrovati in un’ala dell’hotel fredda, in una camera senza riscaldamento né acqua calda fino a sera.

Nella nostra testa, intanto, cresceva la convinzione che quella dell’indomani sarebbe stata una semplice tappa di trasferimento, praticamente una passeggiata.
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