L’idea di un tour di più giorni, da svolgere in un posto caldo e sconosciuto, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, con un percorso non troppo impegnativo da affrontare con lo zaino in spalla, ha trovato realizzazione in Sicilia. Più precisamente, la scelta è ricaduta sull’attraversamento dell'isola da nord a sud, da Palermo ad Agrigento, dalla costa del Mar Tirreno a quella del Mediterraneo.
Dopo almeno due settimane impiegate a pianificare, trovare e creare il percorso migliore (pochissime sono infatti le informazioni disponibili in rete), e dopo aver posticipato il tour di una settimana a causa delle pessime condizioni meteo sull’isola, si può finalmente partire.
Sarà un viaggio sorprendente sotto molti punti di vista, durante il quale le dicerie e i luoghi comuni sulla Sicilia e sui suoi abitanti verranno sfatati uno dopo l’altro.
Palermo – Piana degli Albanesi (47km. / 1100m. disl.)
Il volo Venezia-Palermo arriva puntuale a Punta Raisi, dove inizia la nostra avventura. Qui, con l’aiuto del personale aeroportuale, abbiamo la fortuna di poter lasciare gli scatoloni delle biciclette sebbene non esista un servizio di deposito bagagli. Dall’aeroporto prediamo il treno e raggiungiamo in circa un’ora la stazione di Palermo Centrale.
Il primo impatto con la città non è dei migliori: rumore, traffico, caos, auto da tutte le parti… la situazione è pericolosa e con cautela raggiungiamo il lungomare del Foro Italico dove la classica foto di gruppo segna l’inizio del viaggio.
Dopo almeno due settimane impiegate a pianificare, trovare e creare il percorso migliore (pochissime sono infatti le informazioni disponibili in rete), e dopo aver posticipato il tour di una settimana a causa delle pessime condizioni meteo sull’isola, si può finalmente partire.
Sarà un viaggio sorprendente sotto molti punti di vista, durante il quale le dicerie e i luoghi comuni sulla Sicilia e sui suoi abitanti verranno sfatati uno dopo l’altro.
Palermo – Piana degli Albanesi (47km. / 1100m. disl.)
Il volo Venezia-Palermo arriva puntuale a Punta Raisi, dove inizia la nostra avventura. Qui, con l’aiuto del personale aeroportuale, abbiamo la fortuna di poter lasciare gli scatoloni delle biciclette sebbene non esista un servizio di deposito bagagli. Dall’aeroporto prediamo il treno e raggiungiamo in circa un’ora la stazione di Palermo Centrale.
Il primo impatto con la città non è dei migliori: rumore, traffico, caos, auto da tutte le parti… la situazione è pericolosa e con cautela raggiungiamo il lungomare del Foro Italico dove la classica foto di gruppo segna l’inizio del viaggio.
Usciamo velocemente da Palermo percorrendo strade secondarie che salgono dolci verso l’interno, mentre il cielo nuvoloso lascia sempre più spazio a un caldo sole. A Villagrazia, quartiere residenziale in periferia, iniziamo la dura salita lungo i tornanti del Pizzo Orecchiuta, spostandoci poi con un tratto più facile al Balzo Cavallo da dove possiamo ammirare una spettacolare vista su tutta la Conca d’Oro.
L’ascesa prosegue infilandosi poi nella piccola Valle del Dammuso, superando quota 600m. e culminando con un’ultima erta al Serro Chiarandà: da qui un breve e scenografico single track termina su una scenografica balconata rocciosa affacciata sulla città di Palermo.
Continuiamo in saliscendi innestandoci poi su una comoda sterrata pianeggiante che, toccando Portella della Paglia, si innesta sul tracciato della vecchia ferrovia Palermo-Camporeale lungo la quale ci avviciniamo velocemente a Piana degli Albanesi.
Nel frattempo sono sempre più frequenti i segni del maltempo dei giorni precedenti: ci troviamo infatti a pedalare tra grandi pozzanghere, aree fangose, ruscelli lungo le strade e aree allagate. Anche il Lago di Piana porta i segni delle precipitazioni, con un livello dell’acqua talmente alto che il sentiero lungo le sponde che dovevamo percorrere risulta completamente sommerso.
Arrivati nel centro del paese che dà il nome alla località, scopriamo che di “piano” questo posto non ha proprio nulla: ci inerpichiamo quindi tra gli stretti e ripidissimi vicoli raggiungendo quella che sembra la piazza principale, dove facciamo una sosta in pasticceria per assaggiare la specialità di queste parti, il cannolo!
Da come ci oservano gli avventori del bar, l’arrivo di tre biker infangati non dev’essere un evento poi così frequente da queste parti, anzi… ci guardano come se fossimo dei marziani. Tuttavia basta poco per rompere il ghiaccio: come avremo modo di notare anche nei giorni seguenti, i siciliani si rivelano persone squisite, dall’accoglienza cordiale e calorosa, affabili e sempre pronti a rendersi utili per aiutare in ogni occasione.
Sarà così anche in serata, nell’agriturismo aperto solo per noi, dove facciamo conoscenza con Mario, un biker amico di un amico, venuto a darci il benvenuto dopo aver saputo tramite Facebook che eravamo da queste parti.
Nel frattempo fuori il tempo peggiora: per tutta la notte si alterneranno pioggia e un forte vento che potrebbero condizionare la seconda tappa, sulla carta la più impegnativa delle cinque.
Sarà così anche in serata, nell’agriturismo aperto solo per noi, dove facciamo conoscenza con Mario, un biker amico di un amico, venuto a darci il benvenuto dopo aver saputo tramite Facebook che eravamo da queste parti.
Nel frattempo fuori il tempo peggiora: per tutta la notte si alterneranno pioggia e un forte vento che potrebbero condizionare la seconda tappa, sulla carta la più impegnativa delle cinque.