Quello tra Londra e la bicicletta è un legame che dura dal 2005, da quando cioè il CIO assegnò alla capitale inglese l’organizzazione dei Giochi Olimpici del 2012. Le Olimpiadi segnarono infatti d’avvio di un processo di innovazione e modernizzazione della mobilità londinese, che si aprì in maniera diffusa e definitiva alle due ruote.
Nonostante la complessa urbanistica cittadina e il traffico caotico, questo progetto ha già fatto passi da gigante: oggi Londra vanta uno dei servizi di bike-sharing più funzionali al mondo, insieme a una fitta rete di percorsi ciclabili tra cui le “cycle superhighways”, delle vere e proprie autostrade a due ruote che attraversano tutta la città. E per il futuro già si studiano percorsi sopraelevati o ricavati nei vecchi tunnel della metropolitana.
E’ in questo contesto di sensibilizzazione all’uso della bicicletta – ma anche di promozione e avviamento al ciclismo - che nel 2013 nasce Ride London, il weekend interamente dedicato alle due ruote durante il quale tutta Londra si ferma: nonostante sia solo alla terza edizione, con i suoi quasi centomila partecipanti è già diventato il festival ciclistico più grande del mondo.
Nonostante la complessa urbanistica cittadina e il traffico caotico, questo progetto ha già fatto passi da gigante: oggi Londra vanta uno dei servizi di bike-sharing più funzionali al mondo, insieme a una fitta rete di percorsi ciclabili tra cui le “cycle superhighways”, delle vere e proprie autostrade a due ruote che attraversano tutta la città. E per il futuro già si studiano percorsi sopraelevati o ricavati nei vecchi tunnel della metropolitana.
E’ in questo contesto di sensibilizzazione all’uso della bicicletta – ma anche di promozione e avviamento al ciclismo - che nel 2013 nasce Ride London, il weekend interamente dedicato alle due ruote durante il quale tutta Londra si ferma: nonostante sia solo alla terza edizione, con i suoi quasi centomila partecipanti è già diventato il festival ciclistico più grande del mondo.
Il via sabato con il Freecycle durante il quale settantamila ciclisti – di tutte le età e con ogni tipo di bici – hanno pedalato nel cuore di Londra lungo un anello di 15 chilometri interamente chiuso al traffico toccando i luoghi più significativi della città, dal Tower Bridge al Big Ben, da Westminster a St.Paul.
Nel tardo pomeriggio il Grand Prix ha coinvolto attorno a St.James Park prima le categorie giovanili e poi le atlete Elite con la prova vinta dall’italiana Barbara Guarischi. Non sono poi mancati momenti di goliardia e divertimento grazie al decimo Brompton World Championship, in sella alle caratteristiche bici pieghevoli e con dress-code rigorosamente lycra-free.
Domenica invece si sono svolti gli eventi più importanti: prima Ride London 100, la pedalata non competitiva dal parco olimpico a The Mall, poi la prova dedicata ai disabili e quindi, come gran finale, la prova dei professionisti (vinta dal lussemburghese Jean Pierre Drucker – BMC Racing Team) con al via campioni del calibro di Cavendish, Wiggins e Gilbert.
Nel tardo pomeriggio il Grand Prix ha coinvolto attorno a St.James Park prima le categorie giovanili e poi le atlete Elite con la prova vinta dall’italiana Barbara Guarischi. Non sono poi mancati momenti di goliardia e divertimento grazie al decimo Brompton World Championship, in sella alle caratteristiche bici pieghevoli e con dress-code rigorosamente lycra-free.
Domenica invece si sono svolti gli eventi più importanti: prima Ride London 100, la pedalata non competitiva dal parco olimpico a The Mall, poi la prova dedicata ai disabili e quindi, come gran finale, la prova dei professionisti (vinta dal lussemburghese Jean Pierre Drucker – BMC Racing Team) con al via campioni del calibro di Cavendish, Wiggins e Gilbert.
Ride London 100
I partecipanti sono stati infatti più di 25.000 (un centinaio gli italiani), selezionati a sorteggio tra gli oltre 85.000 pre-iscritti: numeri da capogiro che sono stati comunque gestiti al meglio da un’organizzazione già rodata da grandi eventi come le Olimpiadi, la Maratona di Londra e il Tour of Britain, che per le operazioni di registrazione ha sfruttato i grandi spazi dell’Excel, il moderno centro congressi situato alla periferia est di Londra, e per la partenza l’immenso Queen Elizabeth Olympic Park.
Il grande parco ereditato dalle Olimpiadi 2012, grazie ai suoi grandi spazi e alle numerose vie di accesso, ha permesso che le complesse e prolungate operazioni di partenza si svolgessero senza intoppi: all’ombra dell’ArcelorMittal Orbit, la torre panoramica simbolo degli impianti sportivi, le 59 partenze dalle sei diverse aree di ritrovo sparse per tutto il complesso si sono infatti susseguite dalle sei alle nove del mattino.
Da qui il percorso ha percorso autostrade e tangenziali fino ai grattacieli di Canary Warf, dirigendosi poi verso la City: la Torre di Londra ha segnato l’ingresso nel centro storico, dove The Strand, la cattedrale di St.Paul, Trafalgar Square, Pall Mall, Knightsbridge e il Museo di Storia Naturale sono stati la suggestiva ed esclusiva cornice che ha accompagnato il serpentone di ciclisti nel cuore di Londra.
Da qui il percorso ha percorso autostrade e tangenziali fino ai grattacieli di Canary Warf, dirigendosi poi verso la City: la Torre di Londra ha segnato l’ingresso nel centro storico, dove The Strand, la cattedrale di St.Paul, Trafalgar Square, Pall Mall, Knightsbridge e il Museo di Storia Naturale sono stati la suggestiva ed esclusiva cornice che ha accompagnato il serpentone di ciclisti nel cuore di Londra.
Un serpentone decisamente eterogeneo dove convivevano atleti esperti e ciclisti alle prime armi, che fluiva senza sosta per le strade londinesi in maniera costante (velocità di crociera 20 miglia orarie, circa 32 kmh/h) ma piuttosto disordinata (il “restare a ruota” era poco diffuso) creando inevitabilmente diverse situazioni di pericolo e alcuni rovinosi incidenti. Fondamentale era quindi mantenere alta l’attenzione, ricordando di tenere la sinistra e cercando di destreggiarsi al meglio nei continui sorpassi fatti e subiti.
Un tempo utilizzato dai Reali d’Inghilterra come riserva reale di caccia e oggi parco più grande di Londra, il Richmond Park accoglie Ride London 100 alla periferia ovest della città insieme ai daini e cervi ancora oggi presenti in gran numero nelle praterie e nei boschi della tenuta.
I due ponti sul Tamigi a Kingston-upon-Hill e Hampton Court Palace segnano poi l’uscita dall’area metropolitana di Londra, e dopo più di quaranta chilometri di traversata da est a ovest si incontrano finalmente i primi scorci di campagna: si entra così nella contea del Surrey, una delle zone più verdi e boschive del Regno Unito che non a caso è scelta come destinazione d di Ride London 100.
Nel Surrey erano collocate le aree di ristoro (tre, una ogni quaranta chilometri) che andavano ad affiancarsi ai ben più frequenti rifornimenti idrici (uno ogni quindici chilometri): gli “hub”, così venivano chiamati, per accogliere il gran numero di partecipanti erano forzatamente collocati fuori dal percorso in grandi spazi aperti come parcheggi o parchi, talvolta con qualche lunga coda di entrata e uscita.
Nel Surrey erano collocate le aree di ristoro (tre, una ogni quaranta chilometri) che andavano ad affiancarsi ai ben più frequenti rifornimenti idrici (uno ogni quindici chilometri): gli “hub”, così venivano chiamati, per accogliere il gran numero di partecipanti erano forzatamente collocati fuori dal percorso in grandi spazi aperti come parcheggi o parchi, talvolta con qualche lunga coda di entrata e uscita.
Continui e rapidi saliscendi animano tutta la parte centrale del percorso, che si snoda tra pascoli e foreste incontrando anche le due facili asperità principali della corsa, Leith Hill e Box Hill (quest’ultima affrontata anche nella prova olimpica), che presentano una lunghezza di circa due chilometri ciascuna e pendenze che difficilmente superano l’8%.
Proprio a Leith Hill è accaduta la tragedia che ha condizionato la giornata: uno dei partecipanti, il 55enne Stephen Green, è infatti collassato allo scollinamento perdendo la vita pochi istanti dopo. L’episodio ha avuto una ricaduta piuttosto rilevante dato che per agevolare l’intervento dei soccorsi è stata letteralmente bloccata la corsa, con qualche migliaio di partecipanti fermi in attesa per quasi un’ora e quelli in arrivo deviati su un percorso alternativo.
Al di là degli inevitabili risvolti umani, l’accadimento ha da una parte confermato l’alto livello organizzativo e la tempestività dei soccorsi, dall’altro ha fatto emergere la sportività dei ciclisti inglesi che hanno vissuto l’ora di attesa con pazienza e tranquillità, senza lamentele né tentativi di bypassare il blocco per vie alternative: un comportamento esemplare che dimostra lo spirito di aggregazione che accomuna il movimento amatoriale inglese.
Al di là degli inevitabili risvolti umani, l’accadimento ha da una parte confermato l’alto livello organizzativo e la tempestività dei soccorsi, dall’altro ha fatto emergere la sportività dei ciclisti inglesi che hanno vissuto l’ora di attesa con pazienza e tranquillità, senza lamentele né tentativi di bypassare il blocco per vie alternative: un comportamento esemplare che dimostra lo spirito di aggregazione che accomuna il movimento amatoriale inglese.
Rientrando verso Londra, sempre su strade veloce e filanti fatta eccezione per la rampa di Wimbledon Hill (che ha messo in difficoltà più di un partecipante), si attraversa per l’ultima volta il Tamigi seguendone poi il corso dal lato nord finchè la centrale elettrica di Battersea segna inequivocabilmente l'ingresso conclusivo in città.
La prova si avviava così al termine lambendo l’House of Parliament e il Big Ben, attraversando Trafalgar Square e l’Admiralty Arch, immettendosi infine sul Mall lungo il quale era posta la linea di arrivo. Poco distante, nei pressi di Buckingham Palace, un lungo deflusso conduceva a un affollatissimo Green Park dove per tutta la giornata ha avuto luogo il programma collaterale con intrattenimenti, eventi ed esposizioni.
La prova si avviava così al termine lambendo l’House of Parliament e il Big Ben, attraversando Trafalgar Square e l’Admiralty Arch, immettendosi infine sul Mall lungo il quale era posta la linea di arrivo. Poco distante, nei pressi di Buckingham Palace, un lungo deflusso conduceva a un affollatissimo Green Park dove per tutta la giornata ha avuto luogo il programma collaterale con intrattenimenti, eventi ed esposizioni.
Ma vale davvero la pena partecipare a Ride London 100? In fondo, dal punto di vista prettamente tecnico Ride London 100 ha ben poco da offrire: il percorso estremamente facile, il paesaggio abbastanza monotono del Surrey e le inevitabili difficoltà logistiche non invogliano sicuramente alla trasferta oltremanica.
Sono ben altri semmai i motivi per esserci: la possibilità di pedalare nel cuore di una delle più belle metropoli del mondo transitando ai piedi dei suoi monumenti più significativi, il percorso interamente chiuso al traffico, l’organizzazione impeccabile, il pubblico numerosissimo e caloroso. E ovviamente il piacere di abbinare la bicicletta a una bella vacanza.
Sono ben altri semmai i motivi per esserci: la possibilità di pedalare nel cuore di una delle più belle metropoli del mondo transitando ai piedi dei suoi monumenti più significativi, il percorso interamente chiuso al traffico, l’organizzazione impeccabile, il pubblico numerosissimo e caloroso. E ovviamente il piacere di abbinare la bicicletta a una bella vacanza.
Ma non solo. Chi partecipa a Ride London entra a far parte di un qualcosa di ben più grande, probabilmente anomalo per gli standard italiani ma non certo per quelli inglesi.
Ride London è soprattutto un modo per fare in beneficienza in favore delle tantissime associazioni (una settantina) che supportano l'evento: chi riesce a raccogliere sufficienti donazioni da amici, parenti e colleghi riceve maglia personalizzata e iscrizione agevolata.
D’altronde in U.K. lo sport viene visto anche come mezzo e non come fine, come occasione di sensibilizzazione e coinvolgimento nelle cause più disparate, più che semplice piacere di fare attività fisica.
Dieci milioni di sterline raccolte nel 2014 (e ancor di più quest’anno) in favore delle associazioni benefiche inglesi a supporto dell’ambiente, della ricerca, dei disabili e dei malati, fanno di Ride London un esempio da seguire.
Ride London è soprattutto un modo per fare in beneficienza in favore delle tantissime associazioni (una settantina) che supportano l'evento: chi riesce a raccogliere sufficienti donazioni da amici, parenti e colleghi riceve maglia personalizzata e iscrizione agevolata.
D’altronde in U.K. lo sport viene visto anche come mezzo e non come fine, come occasione di sensibilizzazione e coinvolgimento nelle cause più disparate, più che semplice piacere di fare attività fisica.
Dieci milioni di sterline raccolte nel 2014 (e ancor di più quest’anno) in favore delle associazioni benefiche inglesi a supporto dell’ambiente, della ricerca, dei disabili e dei malati, fanno di Ride London un esempio da seguire.
La prossima edizione di Ride London si terrà il 30-31 Luglio 2016. Le pre-iscrizioni apriranno il 10 Agosto 2015 e chiuderanno al raggiungimento di 100.000 posti, mentre il sorteggio si terrà a Febbraio 2016. Il costo di iscrizione per gli atleti straneri nel 2015 è stato di 86£ (circa 115€).
E’ possibile bypassare il sorteggio e ottenere un’iscrizione a prezzo agevolato aderendo alle iniziative benefiche e raccogliendo fondi per una delle associazioni aderenti a Ride London.
Tutte le informazioni sull’evento su www.ridelondon.co.uk.
E’ possibile bypassare il sorteggio e ottenere un’iscrizione a prezzo agevolato aderendo alle iniziative benefiche e raccogliendo fondi per una delle associazioni aderenti a Ride London.
Tutte le informazioni sull’evento su www.ridelondon.co.uk.