Riva del Garda, Sabato 24 Luglio 2010 Otto tappe, seicento chilometri, ventimila metri di dislivello, quattro nazioni. Un modo unico di vivere la mountain bike, semplice e genuino; non competizione ma condivisione: di esperienze, divertimento, amicizia, avventura, fatica, sofferenza, gioia. Questa, in parole povere, è la Transalp. Un evento globale che ti mette faccia a faccia con il mondo, tutti accomunati per un'insana passione per la mountain bike. Biker tedeschi e austriaci su tutti, ma anche inglesi, olandesi, persino americani da California e Alaska, addirittura da Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa. Senza contare quelli da Costa Rica, Brasile e Thailandia. Veri e propri globetrotter del pedale che si ritrovano insieme con un unico obiettivo: attraversare le Alpi in MTB. | Gallery |
Un po' come Annibale, insomma, solo che al posto degli elefanti ci sono le bici e che invece di distruzione ci sono colore e folclore; una festa che inizia alla mattina alle nove e si protrae fino a sera, fino al tradizionale pasta party che è forse il momento più bello e coinvolgente di tutto l'evento: prima ci sono le premiazioni dei vincitori di tappa e la vestizione delle maglie di leader, il tutto condito da musica allegra e celebrativa che ravviva l'ambiente. Poi tocca al classico briefing di Uli Stanciu, il deus-ex-machina della Transalp, seguito in religioso silenzio dalla platea di Transalper per carpire nel dettaglio ogni segreto della tappa dell'indomani.
Poi, solo alla fine, arriva il bello: la proiezione delle foto e dei video della giornata dura pochi minuti ma sono istanti di puro divertimento. A venire immortalato non è il più forte ma il più originale, il più stravagante, il più divertente, il più sfigato. A guadagnarsi gli applausi e le risate sono il tizio che sale il Mortirolo impennando con una sola mano sul manubrio, chi si fa il bagno cadendo in un torrente, chi gioca a palle di neve sul Passo Trela, chi scappa inseguito da mucche e asini. Il clima che viene a crearsi è di profondo relax, una tranquillità che sdrammatizza le fatiche appena concluse e fa dimenticare per un istante quelle che hanno ancora da venire.
È proprio durante il pasta party che la Translp-Life raggiunge il suo apice: si cerca di capire se quel tizio è quello che ti ha passato su quella discesa, si incontra in abiti civili la biondina con cui hai parlato in partenza, si stringono amicizie vere e spontanee da consolidare giorno dopo giorno direttamente sulla strada.
Ogni mattina tutto ha inizio da quell'Highway to Hell degli AC-DC che è il segnale che si parte: un'autostrada per l'inferno che spesso conduce direttamente in un paradiso fatto di rocce, crode, guglie, laghi, ghiacciai, precipizi. La Transalp è sì una gara ma solo per i primi i primi, per tutti gli altri è avventura allo stato puro: per questo motivo non ci si capacita di come alcuni personaggi possano completare tappe tremende e schierarsi al via il giorno dopo, per di più sorridenti, più motivati e convinti di ieri. Come Georg e Jennaro, due costaricani di mezz'età che a vederli gli dai zero probabilità di finire anche solo la prima tappa, o 'il ciccio', un biker dal fisico tutt'altro che atletico, o ancora gli spagnoli che corrono dietro alle mucche al pascolo mimando la corrida. Il tutto ripreso dalle telecamere di mezzo mondo al seguito di una gara tedesca che si svolge per più di metà sul suolo italico, con buona pace della MTB italiana che sembra snobbare tutto ciò, troppo intenta a battagliare nel fittissimo calendario di gare del ponte e del campanile, troppo intenta a fare dell'agonismo il proprio stile di vita, troppo intenta a farsi la guerra fratricida dei poveri. Noi lo abbiamo capito già da un pezzo e non ci facciamo più fregare: meglio la Transalp.
L'ultima giornata di gara è trascorsa rapidamente: il percorso veloce e abbastanza facile ha invogliato un po' tutti a spingere, tenendo per la prima volta ritmi esasperati. La fretta e la concitazione di arrivare al traguardo erano papabili fin dalla fredda partenza di Madonna di Campiglio (otto gradi) dove il pensiero correva già alla visione mistica e conclusiva della Transalp: il Garda! Quando l'inconfondibile sagoma scura del lago appare in lontananza, d'improvviso si formano capannelli di biker fermi a bordo strada intenti a fare foto e a scambiarsi le prime congratulazioni. Poi l'ultimo pericoloso trail da fare a piedi, poi gli ultimi chilometri pianeggianti, poi finalmente il cartello 'Riva del Garda'.
Tagliamo il traguardo a braccia alzate in un mare di bikers euforici: chi ride, chi piange, chi urla e gioisce. Baci, abbracci, strette di mano con biker che neanche si conoscono. E intanto Zoran e Sven, gli speaker che ogni giorno erano li ad aspettarci e ad annunciare il nostro arrivo, scandiscono uno dopo l'altro i nomi dei FINISHER: una parola sognata per mesi e mesi che in un attimo ti viene affibbiata di diritto, e la cui ostentazione diventa un dovere.
La vera festa, il vero non-plus-ultra della Transalp, è però il party serale: dopo il classico pasta party, dopo le tradizionali premiazioni dei vincitori, è il momento dei comuni mortali, i veri protagonisti della Transalp. Coppia per coppia saliamo sul palco a ritirare la maglia commemorativa e la medaglia. Il centro congressi di Riva si trasforma così in un tappeto di maglie bianco-azzurre che alla fine convergeranno tutte sul palco per la classica foto di rito, tutti insieme, a godersi il momento di gloria collettivo. 'STAND UP FOR THE CHAMPIONS!' è la colonna sonora del momento e il salone va in visibilio: gli applausi, i flash dei fotografi, la standing ovation del pubblico, dei parenti e degli amici sono tutti per noi, Finisher 2010, che ci gustiamo il meritato momento abbracciati con costaricani, neozelandesi, americani, tedeschi, italiani e chi più ne ha più ne metta.
La festa continuerà ancora tra birra e musica fino notte fonda, non prima però dell'ultimo immancabile rituale della Transalp-Life: le foto e i video di giornata. Il palazzetto ritorna composto, tutti vanno a sedersi per rivivere le emozioni di una settimana tra le Alpi. La musica di sottofondo e le foto non hanno però il classico tema scherzoso e semiserio degli altri giorni: è un momento solenne, malinconico, se vogliamo anche triste. E' il segnale definitivo che l'avventura è arrivata alla fine: le lacrime che solcano i volti dei Transalper non sono più di gioia come nel pomeriggio, ma di tristezza e dispiacere.
Tutto è finito da un attimo, ed è già nostalgia Transalp.
Ringraziamenti:
Non possiamo non ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a rendere indimenticabile questa nostra prima Transalp: Massimo Panighel e Pedali di Marca per aver creduto in noi, Michele Teso per la passione e la disponibilità, le nostre squadre - Team Performance e Team New Downhill - per la fiducia e il supporto accordatici, Computer Discount per la strumentazione elettronica, i Fratelli Scavezzon per il materiale e l'assistenza tecnica pre-gara. E, ovviamente, Marco Tuninetti e la redazione di Solobike per averci dato la possibilità di raccontare giornalmente la nostra avventura.
Per l'aiuto nel superare le varie piccole difficoltà incontrate siamo inoltre grati a Bike&More per tutte le informazioni logistiche e organizzative, al Team Bulls per la disponibilità dimostrata di fronte a ogni nostra richiesta di aiuto, allo speaker Zoran Filicic (che scopriremo solo alla fine essere nostro conterraneo) per i puntuali incoraggiamenti e consigli quotidiani sulla linea d'arrivo.
Con felicità abbiamo poi conosciuto degli amici straordinari: Michele Festini e Alberto Gerardini del Team Val Comelico-Dolomiti, che insieme a Martina, Alberta e al piccolo Leonardo si sono rivelati una compagnia piacevole e squisita per tutta la durata della Transalp.
Un pensiero, poi, va a chi da lassù ci ha protetto e aiutato: la dedica è tutta per Fabio Basso.
Dulcis in fundo, non finiremo mai di ringraziare una persona che si è rivelata determinante per la nostra Transalp, supportandoci e sopportandoci nel migliore dei modi con pazienza, simpatia e dedizione, risolvendo nel migliore dei modi ogni problema ci si parasse davanti: è il nostro autista, cuoco, meccanico, aiutante, faccendiere, factotum e chi più ne ha più ne metta. Un cuore grande, la battuta sempre pronta e una simpatia disarmante e contagiosa: Federico, sei un mito!
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Poi, solo alla fine, arriva il bello: la proiezione delle foto e dei video della giornata dura pochi minuti ma sono istanti di puro divertimento. A venire immortalato non è il più forte ma il più originale, il più stravagante, il più divertente, il più sfigato. A guadagnarsi gli applausi e le risate sono il tizio che sale il Mortirolo impennando con una sola mano sul manubrio, chi si fa il bagno cadendo in un torrente, chi gioca a palle di neve sul Passo Trela, chi scappa inseguito da mucche e asini. Il clima che viene a crearsi è di profondo relax, una tranquillità che sdrammatizza le fatiche appena concluse e fa dimenticare per un istante quelle che hanno ancora da venire.
È proprio durante il pasta party che la Translp-Life raggiunge il suo apice: si cerca di capire se quel tizio è quello che ti ha passato su quella discesa, si incontra in abiti civili la biondina con cui hai parlato in partenza, si stringono amicizie vere e spontanee da consolidare giorno dopo giorno direttamente sulla strada.
Ogni mattina tutto ha inizio da quell'Highway to Hell degli AC-DC che è il segnale che si parte: un'autostrada per l'inferno che spesso conduce direttamente in un paradiso fatto di rocce, crode, guglie, laghi, ghiacciai, precipizi. La Transalp è sì una gara ma solo per i primi i primi, per tutti gli altri è avventura allo stato puro: per questo motivo non ci si capacita di come alcuni personaggi possano completare tappe tremende e schierarsi al via il giorno dopo, per di più sorridenti, più motivati e convinti di ieri. Come Georg e Jennaro, due costaricani di mezz'età che a vederli gli dai zero probabilità di finire anche solo la prima tappa, o 'il ciccio', un biker dal fisico tutt'altro che atletico, o ancora gli spagnoli che corrono dietro alle mucche al pascolo mimando la corrida. Il tutto ripreso dalle telecamere di mezzo mondo al seguito di una gara tedesca che si svolge per più di metà sul suolo italico, con buona pace della MTB italiana che sembra snobbare tutto ciò, troppo intenta a battagliare nel fittissimo calendario di gare del ponte e del campanile, troppo intenta a fare dell'agonismo il proprio stile di vita, troppo intenta a farsi la guerra fratricida dei poveri. Noi lo abbiamo capito già da un pezzo e non ci facciamo più fregare: meglio la Transalp.
L'ultima giornata di gara è trascorsa rapidamente: il percorso veloce e abbastanza facile ha invogliato un po' tutti a spingere, tenendo per la prima volta ritmi esasperati. La fretta e la concitazione di arrivare al traguardo erano papabili fin dalla fredda partenza di Madonna di Campiglio (otto gradi) dove il pensiero correva già alla visione mistica e conclusiva della Transalp: il Garda! Quando l'inconfondibile sagoma scura del lago appare in lontananza, d'improvviso si formano capannelli di biker fermi a bordo strada intenti a fare foto e a scambiarsi le prime congratulazioni. Poi l'ultimo pericoloso trail da fare a piedi, poi gli ultimi chilometri pianeggianti, poi finalmente il cartello 'Riva del Garda'.
Tagliamo il traguardo a braccia alzate in un mare di bikers euforici: chi ride, chi piange, chi urla e gioisce. Baci, abbracci, strette di mano con biker che neanche si conoscono. E intanto Zoran e Sven, gli speaker che ogni giorno erano li ad aspettarci e ad annunciare il nostro arrivo, scandiscono uno dopo l'altro i nomi dei FINISHER: una parola sognata per mesi e mesi che in un attimo ti viene affibbiata di diritto, e la cui ostentazione diventa un dovere.
La vera festa, il vero non-plus-ultra della Transalp, è però il party serale: dopo il classico pasta party, dopo le tradizionali premiazioni dei vincitori, è il momento dei comuni mortali, i veri protagonisti della Transalp. Coppia per coppia saliamo sul palco a ritirare la maglia commemorativa e la medaglia. Il centro congressi di Riva si trasforma così in un tappeto di maglie bianco-azzurre che alla fine convergeranno tutte sul palco per la classica foto di rito, tutti insieme, a godersi il momento di gloria collettivo. 'STAND UP FOR THE CHAMPIONS!' è la colonna sonora del momento e il salone va in visibilio: gli applausi, i flash dei fotografi, la standing ovation del pubblico, dei parenti e degli amici sono tutti per noi, Finisher 2010, che ci gustiamo il meritato momento abbracciati con costaricani, neozelandesi, americani, tedeschi, italiani e chi più ne ha più ne metta.
La festa continuerà ancora tra birra e musica fino notte fonda, non prima però dell'ultimo immancabile rituale della Transalp-Life: le foto e i video di giornata. Il palazzetto ritorna composto, tutti vanno a sedersi per rivivere le emozioni di una settimana tra le Alpi. La musica di sottofondo e le foto non hanno però il classico tema scherzoso e semiserio degli altri giorni: è un momento solenne, malinconico, se vogliamo anche triste. E' il segnale definitivo che l'avventura è arrivata alla fine: le lacrime che solcano i volti dei Transalper non sono più di gioia come nel pomeriggio, ma di tristezza e dispiacere.
Tutto è finito da un attimo, ed è già nostalgia Transalp.
Ringraziamenti:
Non possiamo non ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a rendere indimenticabile questa nostra prima Transalp: Massimo Panighel e Pedali di Marca per aver creduto in noi, Michele Teso per la passione e la disponibilità, le nostre squadre - Team Performance e Team New Downhill - per la fiducia e il supporto accordatici, Computer Discount per la strumentazione elettronica, i Fratelli Scavezzon per il materiale e l'assistenza tecnica pre-gara. E, ovviamente, Marco Tuninetti e la redazione di Solobike per averci dato la possibilità di raccontare giornalmente la nostra avventura.
Per l'aiuto nel superare le varie piccole difficoltà incontrate siamo inoltre grati a Bike&More per tutte le informazioni logistiche e organizzative, al Team Bulls per la disponibilità dimostrata di fronte a ogni nostra richiesta di aiuto, allo speaker Zoran Filicic (che scopriremo solo alla fine essere nostro conterraneo) per i puntuali incoraggiamenti e consigli quotidiani sulla linea d'arrivo.
Con felicità abbiamo poi conosciuto degli amici straordinari: Michele Festini e Alberto Gerardini del Team Val Comelico-Dolomiti, che insieme a Martina, Alberta e al piccolo Leonardo si sono rivelati una compagnia piacevole e squisita per tutta la durata della Transalp.
Un pensiero, poi, va a chi da lassù ci ha protetto e aiutato: la dedica è tutta per Fabio Basso.
Dulcis in fundo, non finiremo mai di ringraziare una persona che si è rivelata determinante per la nostra Transalp, supportandoci e sopportandoci nel migliore dei modi con pazienza, simpatia e dedizione, risolvendo nel migliore dei modi ogni problema ci si parasse davanti: è il nostro autista, cuoco, meccanico, aiutante, faccendiere, factotum e chi più ne ha più ne metta. Un cuore grande, la battuta sempre pronta e una simpatia disarmante e contagiosa: Federico, sei un mito!
Stefano De Marchi - www.solobike.it