Madonna di Campiglio, Venerdì 23 Luglio 2010 Proprio mentre la carovana sognava già con anticipo l'arrivo sul Garda, la settima tappa della Transalp ha fatto tornare tutti con i piedi per terra: sulla carta quella dalla Val di Sole a Madonna di Campiglio doveva infatti essere una frazione sì dura, ma comunque transitoria e ben più facile delle precedenti. Questi presupposti sono invece stati puntualmente smentiti e la giornata si è trasformata in un inferno di pioggia e freddo. E pensare che stamattina a Malè il sole splendeva alto nel cielo e la temperatura era di quelle da piena estate, al punto da mandare in crisi di caldo più di un biker lungo la pedalabile prima salita di giornata, verso le case di Bolentina, utile solo ad allungare il gruppo in vista dell'ennesimo single track-imbuto dove comunque gli ingorghi non sono mancati neanche stavolta. Nella successiva tecnica e ripida discesa sorpassiamo un biker caduto, sanguinante in volto e sofferente, che ci fa venire in mente l'antico proverbio 'chi va piano va sano e va lontano': meglio quindi scendere a piedi con cautela che stare in sella e rischiare di compromettere la Transalp a un passo dalla fine. | Gallery |
La ciclabile della Val di Sole, a differenza di ieri, oggi è solo un breve assaggio di pianura in un mare di montagna: niente trenini, niente alti ritmi, ora si procede ognuno del proprio passo perché la salita che ha da venire è di quelle che fanno male. Fino al Rifugio Orso Bruno, quota 2150, saranno infatti quattro tronconi uno peggio dell'altro: il primo ti affatica, il secondo ti logora, il terzo ti tramortisce e il quarto ti fa letteralmente stramazzare al suolo. Il fondo compatto compensa solo in parte le pendenze streme e costanti che non ne vogliono sapere di scendere sotto al tredici - quattordici per cento.
Come se non bastasse, nel bel mezzo dell'ascesa il sole scompare, la temperatura precipita e il cielo inizia a riversare acqua sulla corsa: scrosci intensi e intermittenti che inzuppano dalla testa ai piedi i Transalper. Non basta: più si sale e più fa freddo, più si guadagna quota e più piove. La vista del rifugio, abbarbicato sul cucuzzolo della montagna, dà qualche speranza di porre fine in fretta all'agonia, ma l'ultimo troncone lungo la pista da sci va percorso quasi tutto a piedi, sempre sotto la pioggia che ora si fa mista a grandine.
Finalmente in cima la pioggia cessa: se il superbo panorama su Brenta e Presanella è rovinato dalle nuvole, almeno su Madonna di Campiglio, laggiù in basso, sembra splendere il sole. Rinfrancati dal desiderio di calore scappiamo dai dieci gradi della vetta e ci lanciamo in discesa.
La picchiata è una vera e propria saponetta: sul fondo liscio e compatto allagato dalla pioggia si fatica a tenere la bici, che scappa da tutte le parti senza riuscire a domarla, e ogni tornante diventa una preghiera di non trovarsi distesi. Quando la discesa finisce la pioggia torna a flagellare i Transalper, come e più di prima: il sentiero negli acquitrini di Malga Dimaro, già fangoso di suo, si trasforma allora in una putrida palude puzzolente dove si affonda fino alle caviglie nella melma, visto che procedere in sella è praticamente impossibile.
Mancano solo cinque chilometri all'arrivo, ma non ne possiamo proprio più: il traguardo arriverà dopo diverse altre brevi divagazioni tra boschi e campi allagati, tra Campo Carlo Magno e la periferia del paese, fino a scorgere in lontananza l'agognato striscione di fine gara.
Subito dopo aver concluso le nostre fatiche, il maltempo torna a sferzare con violenza inaudita Madonna di Campiglio: una situazione meteo inattesa e inaspettata che coglie di sorpresa un po' tutti, compresa l'organizzazione che non ha niente di caldo da offrirci al ristoro.
Tutto il resto sarà normale Transalp-life, che in queste condizioni assume però un aspetto completamente diverso: con la pioggia, il freddo e l'umidità tutto si rivela più difficile e complicato, il vestiario non si asciuga, la scarpe restano umide, l'attesa al lavaggio bici si fa eterna, ogni cosa è sporca e bagnata.
Per fortuna siamo ormai alla fine: domani la Transalp vivrà l'arrivo trionfale a Riva del Garda e l'avventura attraverso le Alpi giungerà a termine. La giornata di oggi ha comunque dimostrato che qui nulla può essere dato per scontato: anche il sentiero più facile, la discesa più banale o la tappa più semplice possono tenere in serbo difficoltà inaspettate e sorprese sgradite. Dovremo quindi tenere gli occhi aperti fino alla fine, fino all'ultimo metro, fino al'ultima curva.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Come se non bastasse, nel bel mezzo dell'ascesa il sole scompare, la temperatura precipita e il cielo inizia a riversare acqua sulla corsa: scrosci intensi e intermittenti che inzuppano dalla testa ai piedi i Transalper. Non basta: più si sale e più fa freddo, più si guadagna quota e più piove. La vista del rifugio, abbarbicato sul cucuzzolo della montagna, dà qualche speranza di porre fine in fretta all'agonia, ma l'ultimo troncone lungo la pista da sci va percorso quasi tutto a piedi, sempre sotto la pioggia che ora si fa mista a grandine.
Finalmente in cima la pioggia cessa: se il superbo panorama su Brenta e Presanella è rovinato dalle nuvole, almeno su Madonna di Campiglio, laggiù in basso, sembra splendere il sole. Rinfrancati dal desiderio di calore scappiamo dai dieci gradi della vetta e ci lanciamo in discesa.
La picchiata è una vera e propria saponetta: sul fondo liscio e compatto allagato dalla pioggia si fatica a tenere la bici, che scappa da tutte le parti senza riuscire a domarla, e ogni tornante diventa una preghiera di non trovarsi distesi. Quando la discesa finisce la pioggia torna a flagellare i Transalper, come e più di prima: il sentiero negli acquitrini di Malga Dimaro, già fangoso di suo, si trasforma allora in una putrida palude puzzolente dove si affonda fino alle caviglie nella melma, visto che procedere in sella è praticamente impossibile.
Mancano solo cinque chilometri all'arrivo, ma non ne possiamo proprio più: il traguardo arriverà dopo diverse altre brevi divagazioni tra boschi e campi allagati, tra Campo Carlo Magno e la periferia del paese, fino a scorgere in lontananza l'agognato striscione di fine gara.
Subito dopo aver concluso le nostre fatiche, il maltempo torna a sferzare con violenza inaudita Madonna di Campiglio: una situazione meteo inattesa e inaspettata che coglie di sorpresa un po' tutti, compresa l'organizzazione che non ha niente di caldo da offrirci al ristoro.
Tutto il resto sarà normale Transalp-life, che in queste condizioni assume però un aspetto completamente diverso: con la pioggia, il freddo e l'umidità tutto si rivela più difficile e complicato, il vestiario non si asciuga, la scarpe restano umide, l'attesa al lavaggio bici si fa eterna, ogni cosa è sporca e bagnata.
Per fortuna siamo ormai alla fine: domani la Transalp vivrà l'arrivo trionfale a Riva del Garda e l'avventura attraverso le Alpi giungerà a termine. La giornata di oggi ha comunque dimostrato che qui nulla può essere dato per scontato: anche il sentiero più facile, la discesa più banale o la tappa più semplice possono tenere in serbo difficoltà inaspettate e sorprese sgradite. Dovremo quindi tenere gli occhi aperti fino alla fine, fino all'ultimo metro, fino al'ultima curva.
Stefano De Marchi - www.solobike.it