Scuol, Lunedì 19 Luglio 2010 Più passano i giorni e più ci si rende conto come la Transalp, nel suo spietato incedere quotidiano, regali comunque la soddisfazione di liquidare in poche ore le tappe, le salite e le difficoltà che per mesi hanno attanagliato i pensieri e la psiche dei Transalper. Anche la frazione di oggi non è stata da meno e l'Idjoch, la salita più elevata e ripida che l'edizione 2010 aveva da offrire, è andata in archivio in poco più di due ore senza particolari difficoltà di sorta. Da Ischgl l'Idjoch inizia con diversi ingorghi sulle prime erte della salita: rampe dure e impegnative in gran parte alleviate dai grandiosi panorami si aprono sul Silvretta e sulla Paznauntal. Alle bellezze naturali il gruppetto di italiani che strada facendo va creandosi preferisce però un altro tipo di bellezze. Le discussioni e i commenti tra noi, i ragazzi del Cellina Bike e quelli del Team Dolomiti Stars, infatti, sono tutti per le tante, tantissime ragazze che popolano la carovana della Transalp. Discutendo animatamente su quale sia la biker più bella, raggiungiamo quasi senza accorgercene gli impianti di Idalp: da qui in poi ognun per sé. |
L'Idjoch appare infatti dinanzi a noi in tutto il suo terribile fascino: una strada dritta come un fuso che taglia in due la montagna, una colonna interminabile di bici e bikers appiedati, gli 'indiani' in cima al valico, con il classico respiro affannato dei 2700 metri di quota. Tutto questo in un anfiteatro di cime, rocce, nevai e ghiacciai a perdita d'occhio: l'Idjoch è un luogo mistico, speciale, di una spettacolarità unica. Non a caso questi luoghi sono stati colonizzati dai patiti dello sci - al loro scopo si deve lo scempio degli innumerevoli impianti di risalita - e da pochi anni anche in estate dai freeriders che trovano in queste montagne uno dei comprensori più all'avanguardia d'Europa, con sentieri e trails disegnati da Hans Rey, la leggenda del freeride.La discesa sul versante meridionale del Silvretta, verso Samedan e la Samnauntal, avviene come di consueto tra i freni tirati e le traiettorie pulite dei bikers teutonici. Il dente della Kobleralm serve solo ad accumulare dislivello e ad offrire l'immancabile discesa tecnica e divertente in single track.
Dal fondovalle a Scuol saranno infine trenta chilometri lunghi, noiosi e monotoni, un po' su strada un po' su ciclabile, con l'unica piccola soddisfazione di passare la frontiera Svizzera senza alcun controllo grazie al numero Transalp come lasciapassare. E i gendarmi, almeno per una volta, invece di controllare i documenti sono lì ad applaudire ed incitare.
Prima dell'arrivo un tifoso d'eccezione ci coglie letteralmente di sorpresa: è Federico, il nostro aiutante, che stanco di aspettarci ormai da ore, ci accompagna negli ultimi metri della tappa - tra la curiosità generale - urlando ogni epiteto immaginabile al nostro indirizzo. Tagliamo poi il traguardo in perfetta tabella di marcia, nonostante gli ultimi trenta chilometri percorsi 'al risparmio' senza inseguire i numerosi trenini che ci superavano strada facendo.
All'arrivo, però, oltre alle classiche incombenze di rito, anche oggi alcuni problemi meccanici ci costringono a perdere più tempo del previsto: per entrambi un raggio rotto. Io perdo un'ora e mezza da un meccanico, Alessandro risolve invece più rapidamente allo stand Rocky Mountain. Piccoli disguidi e perditempi che ci fanno perdere l'occasione di andare al pasta party serale, con briefing e premiazioni, che per l'occasione si svolge in un rifugio a quota 2000 metri.
L'occasione persa di ammirare uno dei tramonti più belli delle Alpi, valore aggiunto alla tappa di Scuol, è buon motivo per tornare in questa graziosa cittadina, magari già per la National Park Bike Marathon di Agosto sul cui stesso percorso si svolgerà la tappa di domani. Una tappa interlocutoria che, oltre a rappresentare il giro di boa della Transalp, sarà anche un po' come la quiete prima della tempesta.
Stefano De Marchi - www.solobike.it
Dal fondovalle a Scuol saranno infine trenta chilometri lunghi, noiosi e monotoni, un po' su strada un po' su ciclabile, con l'unica piccola soddisfazione di passare la frontiera Svizzera senza alcun controllo grazie al numero Transalp come lasciapassare. E i gendarmi, almeno per una volta, invece di controllare i documenti sono lì ad applaudire ed incitare.
Prima dell'arrivo un tifoso d'eccezione ci coglie letteralmente di sorpresa: è Federico, il nostro aiutante, che stanco di aspettarci ormai da ore, ci accompagna negli ultimi metri della tappa - tra la curiosità generale - urlando ogni epiteto immaginabile al nostro indirizzo. Tagliamo poi il traguardo in perfetta tabella di marcia, nonostante gli ultimi trenta chilometri percorsi 'al risparmio' senza inseguire i numerosi trenini che ci superavano strada facendo.
All'arrivo, però, oltre alle classiche incombenze di rito, anche oggi alcuni problemi meccanici ci costringono a perdere più tempo del previsto: per entrambi un raggio rotto. Io perdo un'ora e mezza da un meccanico, Alessandro risolve invece più rapidamente allo stand Rocky Mountain. Piccoli disguidi e perditempi che ci fanno perdere l'occasione di andare al pasta party serale, con briefing e premiazioni, che per l'occasione si svolge in un rifugio a quota 2000 metri.
L'occasione persa di ammirare uno dei tramonti più belli delle Alpi, valore aggiunto alla tappa di Scuol, è buon motivo per tornare in questa graziosa cittadina, magari già per la National Park Bike Marathon di Agosto sul cui stesso percorso si svolgerà la tappa di domani. Una tappa interlocutoria che, oltre a rappresentare il giro di boa della Transalp, sarà anche un po' come la quiete prima della tempesta.
Stefano De Marchi - www.solobike.it