Burgio / Riserva Valle del Sosio – Siculiana Marina (66km. / 1450m. disl.)
La tappa di oggi poteva essere riassunta come una facile frazione interlocutoria, con una lunga discesa iniziale seguita da dolci saliscendi verso il mare e sulla costa: alla fin fine si rivelerà la tappa più dura del tour.
Si parte subito in salita, tanto per scaldare le gambe, arrivando a sfiorare i mille metri di quota sotto la Serra di Biondo per poi scendere su un tratturo scavato dall’acqua fino al Santuario della Madonna di Rifesi: meta di pellegrinaggio ogni seconda domenica di Agosto, è un antico monastero risalente a più di ottocento anni fa la cui chiesa è miracolosamente ancora in piedi.
La tappa di oggi poteva essere riassunta come una facile frazione interlocutoria, con una lunga discesa iniziale seguita da dolci saliscendi verso il mare e sulla costa: alla fin fine si rivelerà la tappa più dura del tour.
Si parte subito in salita, tanto per scaldare le gambe, arrivando a sfiorare i mille metri di quota sotto la Serra di Biondo per poi scendere su un tratturo scavato dall’acqua fino al Santuario della Madonna di Rifesi: meta di pellegrinaggio ogni seconda domenica di Agosto, è un antico monastero risalente a più di ottocento anni fa la cui chiesa è miracolosamente ancora in piedi.
Finalmente si scende: tra sterrati, cementate e un finale asfaltato arriviamo a Burgio, piccolo centro da menzionare per le ceramiche e un inquietante museo delle mummie.
La rotta volge ora verso sud, verso il mare, seguendo stradine secondarie di campagna dal profumo d’arancia: tanti, tantissimi sono infatti gli aranceti a bordo strada e sulle colline circostanti; intere piantagioni che i contadini spesso lasciano marcire dato che l’irrisorio prezzo loro pagato da grossisti e intermediari (0,30€/kg.) non basta neppure a pagare le spese di raccolta
La rotta volge ora verso sud, verso il mare, seguendo stradine secondarie di campagna dal profumo d’arancia: tanti, tantissimi sono infatti gli aranceti a bordo strada e sulle colline circostanti; intere piantagioni che i contadini spesso lasciano marcire dato che l’irrisorio prezzo loro pagato da grossisti e intermediari (0,30€/kg.) non basta neppure a pagare le spese di raccolta
A un certo punto incontriamo pure una pattuglia di Carabinieri: non si sa bene se più incuriositi o sospettosi, vogliono saperne di più sul nostro conto. Appurato che siamo dei semplici gitanti vacanzieri, non nascondono lo stupore di trovare tre veneziani in bicicletta nelle sperdute campagne della Sicilia meridionale.
Arriviamo così a Ribera, una metropoli caotica in confronto ai piccoli borghi incontrati nei giorni precedenti, e dalla quale scappiamo volentieri alla svelta: pieghiamo ora verso sud-est approcciando un tratto che – a differenza delle aspettative – si rivela altamente panoramico. La strada infatti corre sinuosa e isolata tra i prati, passando di collina in collina restando sempre sul crinale, offrendo un’appagante vista sulle campagne e le alture circostanti.
Arriviamo così a Ribera, una metropoli caotica in confronto ai piccoli borghi incontrati nei giorni precedenti, e dalla quale scappiamo volentieri alla svelta: pieghiamo ora verso sud-est approcciando un tratto che – a differenza delle aspettative – si rivela altamente panoramico. La strada infatti corre sinuosa e isolata tra i prati, passando di collina in collina restando sempre sul crinale, offrendo un’appagante vista sulle campagne e le alture circostanti.
Nel frattempo il vento, sempre presente ma comunque sopportabile fin dall’inizio del tour, si fa sempre più sostenuto e fastidioso a mano a mano che ci si avvicina al mare: avanzare in salita diventa ora un’impresa ardua, mentre in discesa le folate ci fanno sbandare in maniera pericolosa.
Giungiamo finalmente in vista della costa, dove ad accoglierci c'è la bellissima riserva di Torre Salsa con l’azzurro del mare che fa da contrasto con il verde della vegetazione e il bianco delle falesie.
Giungiamo finalmente in vista della costa, dove ad accoglierci c'è la bellissima riserva di Torre Salsa con l’azzurro del mare che fa da contrasto con il verde della vegetazione e il bianco delle falesie.
Qui, a quattro giorni dalla partenza, ritroviamo il mare: non è più il Tirreno di Palermo, ma il Mediterraneo. La soddisfazione di mettere i piedi a mollo non ce la toglie nessuno.
“Ormai è fatta”, pensiamo: Siculiana Marina è dietro l’angolo. E invece no: mancano ancora quindici chilometri, i più suggestivi, i più belli, ma anche i più impegnativi.
Saliamo sulle alture sopra la falesia e poi ridiscendiamo sulla spiaggia, perdiamo il sentiero e lo ritroviamo arrancando nella vegetazione, e ci rendiamo pure conto che il toponimo “Il Pantano” ha un suo perché. Ci si allontana dalla costa e poi ci si riavvicina, si esce da una valle e si entra in un’altra, si gironzola senza una meta precisa aggirando rilievi rocciosi, voragini e scarpate con il vento che soffia sempre fortissimo e contrario.
Mancano pochi chilometri a Siculiana Marina e siamo ancora in mezzo al nulla, con davanti a noi solo una ripidissima erta sconnessa che ci riporta verso l’interno. Finalmente imbocchiamo una vecchia strada in disuso, ma a meno di un chilometro dall’arrivo non si vede ancora nessun segno di civiltà. A un certo punto la strada si impenna, svalica in mezzo a due grandi sporgenze rocciose per poi impennarsi un’ultima volta e infine planare in picchiata sul mare direttamente in centro a Siculiana Marina.
Saliamo sulle alture sopra la falesia e poi ridiscendiamo sulla spiaggia, perdiamo il sentiero e lo ritroviamo arrancando nella vegetazione, e ci rendiamo pure conto che il toponimo “Il Pantano” ha un suo perché. Ci si allontana dalla costa e poi ci si riavvicina, si esce da una valle e si entra in un’altra, si gironzola senza una meta precisa aggirando rilievi rocciosi, voragini e scarpate con il vento che soffia sempre fortissimo e contrario.
Mancano pochi chilometri a Siculiana Marina e siamo ancora in mezzo al nulla, con davanti a noi solo una ripidissima erta sconnessa che ci riporta verso l’interno. Finalmente imbocchiamo una vecchia strada in disuso, ma a meno di un chilometro dall’arrivo non si vede ancora nessun segno di civiltà. A un certo punto la strada si impenna, svalica in mezzo a due grandi sporgenze rocciose per poi impennarsi un’ultima volta e infine planare in picchiata sul mare direttamente in centro a Siculiana Marina.
Un finale di tappa tanto bello quanto stremante, soprattutto se sottovalutato, ma che offre un'ambientazione sempre diversa chilometro dopo chilometro, fino agli ultimi metri di pedalata dati dentro al resort turistico che ci accoglie per la notte.